Le "guerre" del missionario, Messaggio valido anche per noi
Cari amici, vi proponiamo una pagina di vita missionaria un po' originale, che speriamo riesca a farvi sorridere e riflettere. Ce l'ha inviata p. Fabio D'Agostina di Latisanotta, missionario in Mozambico. Ci racconta alcune "battaglie" quotidiane che "s'accendono" nella sua missione di Chemba.
Ci sono due tipi di battaglie: interne ed esterne. Quelle interne riguardano la vita della comunità dei saveriani e sono... di casa. Vi faccio qualche esempio per farvi entrare meglio nel contesto.
La guerra delle galline
Fino a qualche tempo fa, alcune delle nostre numerose galline avevano un desiderio particolare: entrare a tutti i costi in casa nostra, quasi guidate da un istinto invincibile. Così, tutti i giorni, avevamo galline che s'infilavano in casa, nonostante le precauzioni e l'attenzione nel chiudere le porte. Spesso le trovavamo in stanza a deporre uova. Una volta ho trovato un uovo in una scarpa.
Il problema non era quando lasciavano uova, ma altri souvenir... Un giorno, in camera mia c'erano due faraone chiassose e svolazzanti. Una ero riuscita ad afferrarla per la coda, ma con un colpo di reni si è liberata lasciandomi le sue penne in mano. A quel punto, mi sono preso la rivincita riuscendo a centrarla con un calcio ben piazzato e spedendola direttamente fuori dalla porta. L'altra ha seguito la compagna da sola, per non buscarle.
La battaglie delle galline si è risolta da sola, perché un bel giorno sono morte quasi tutte per una malattia. È stata una vittoria di Pirro: le galline non ci davano più fastidio, ma la pentola a mezzogiorno restava vuota...
La guerra delle porte
Questa è una battaglia che sembra persa in partenza. In casa nostra ci sono quattro porte d'entrata: una è sempre chiusa; le altre tre sono usate tutti i giorni anche da molti ospiti: professori della nostra scuola, alunni, persone della parrocchia... Vengono a tutte le ore del giorno, senza badare al momento dei pasti o del riposo.
A volte non si capisce quale sia la porta da aprire; e così capita di aprirne una anziché l'altra. Ma quando si chiede, "chi è?" - la risposta è sempre la stessa: "sono io!". Ma io chi? In questa battaglia bisogna allenare pazienza e disponibilità.
La guerra del ...cuore
L'ultima battaglia è sia interna che esterna. L'ha descritta molto bene il patriarca ortodosso Atenagora.
"Occorre fare la guerra più dura, che è quella contro se stessi. Bisogna riuscire a disarmarsi. Ho fatto questa guerra per anni ed è stata terribile. Ma, adesso, sono disarmato, non ho più paura di nulla, perché l'amore caccia via il timore. Non sono più in guardia sospettosa e difensiva, gelosamente aggrappato alle mie ricchezze. Accolgo e condivido. Ciò che è buono, reale, vero, è sempre il meglio per me. Ecco perché non ho più paura. Se ci si disarma, se ci si spossessa, se lo Spirito ci dà la grazia di aprirci al Dio-uomo che fa nuove tutte le cose, allora Lui cancella il brutto passato, ci rende un tempo totalmente nuovo, nel quale tutto è veramente possibile".
Di questa guerra non sono un professionista. Cerco di condurla con dignità, soprattutto chiedendo la grazia allo Spirito Santo di guidarmi verso dove Lui sa. Ho capito che il Signore ci chiede non di imporre la santità agli altri, bensì di intraprendere il cammino di conversione personale che ci conduce alla santità.
In missione, ci sono tante cose che vorrei fossero diverse, che vorrei cambiare: miserie, ingiustizie... Ma ciò non accadrà se prima di tutto non guardo al mio cuore.
Bisogna convertire se stessi e non manipolare gli altri secondo le nostre idee. È questo il cammino della vera liberazione. Credo che il vangelo funzioni così.