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La vittoria della notte di Natale

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LA PAROLA
Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio il muto cominciò a parlare e le folle furono prese da stupore. Ma alcuni dissero: “È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni”. Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: “Ogni regno diviso in sé stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche Satana è diviso in sé stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demoni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Se io invece scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio.
Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino. Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me disperde. Quando lo spirito impuro esce da quell’uomo, si aggira per luoghi deserti cercando sollievo e, non trovandone, dice: “Ritornerò nella mia casa, da cui sono uscito”. Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende altri sette spiriti peggiori di lui, vi entrano e vi prendono dimora. E l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima (Lc 11,14-26).

Scriveva Chesterton ne L’uomo eterno: “Il Natale non è solo una commemorazione per pacifisti, non è una conferenza di pace indù, né una festa d’inverno scandinava. Vi è in essa come una lotta, una sfida. Qualcosa che fa sì che, quando le campane suonano a mezzanotte, il loro rintocco sia spaventoso come le cannonate di una battaglia, di una battaglia che è appena stata vinta”.

Tutti vorremmo che il suono delle campane facesse tacere quello dei cannoni, tuttavia nessuno di noi si illude che questo avvenga per magia. Il regno inaugurato da Gesù è iniziato all’insegna di una lotta. Secondo le credenze apocalittiche del tempo, gli angeli ribelli capitanati da Lucifero erano stati sconfitti nel cielo, ma i loro spiriti vagavano ancora sulla terra provocando malattie e molti mali. La vittoria definitiva su queste forze non apparteneva alla storia ma ai tempi ultimi, quando il Giudice divino le avrebbe precipitate negli inferi. Gesù si presenta come colui che anticipa quella sconfitta finale e lo fa curando ogni genere di infermità, scacciando demoni, ridando vita ai morti.

L’accusa secondo cui la cacciata dello spirito muto ad opera di Gesù era assoldata da Beelzebùl è stridente e blasfema perché tutto il suo ministero, fin dai primi passi nella sinagoga di Nazareth, è stato compiuto nella forza dello Spirito. Di questo dono aveva parlato poc’anzi, come del dono che il Padre non avrebbe rifiutato a nessuno se gli fosse stato chiesto con insistenza.
Gesù risponde all’accusa in due tempi. Fa osservare che Satana non è così stupido da lottare contro sé stesso. Inoltre, possiede ancora un regno vigoroso e saldo sulla terra. Il male non è dunque sconfitto. Tant’è che anche i figli di Israele hanno continuato a lottare contro le forze maligne che distruggono l’uomo. Gesù è un figlio di Israele e come tale si è schierato dalla parte di Dio, rifiutando il ricorso alla magia e all’idolatria. Chi lo accusa di agire in nome di Beelzebùl accusa parimenti tutto il popolo di Israele.

Se Gesù vince il male nella forza dello Spirito significa che il regno di Dio è ormai una realtà, seppure incipiente, sulla terra. Tuttavia, il male cacciato da una porta può rientrare dalla finestra più forte di prima proprio perché ci si illude di esserne in salvo. Finché si è vivi la lotta non finisce mai. Il bimbo in fasce che adoreremo nella notte di Natale dovrà presto fuggire in Egitto per non essere ucciso dai potenti. Anche lui in fuga sotto le bombe. Armato soltanto del perdono e del dono della propria vita.



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