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La storia di Pierre Kabeza: Che fa un sindacalista in Africa?

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Dalla parte di insegnanti e studenti

Pierre Kabeza è un insegnante congolese. Ha 43 anni ed è papà di sei figli. È una di quelle rare persone dell'Africa nera che ha idee chiare sulla scuola e il coraggio di battersi, senza stancarsi, per far valere i diritti degli insegnanti. È anche uno dei rari sindacalisti che si trovano in Congo, all’alba della democrazia, in una nazione ancora piena di tante contraddizioni, dove impunità e autoritarismo continuano a fare da padroni e a seminare panico e paure nella gente.

Un'idea nuova e... pericolosa

L’idea del sindacato è nuova per la società congolese, come è nuova quella di democrazia. Queste idee comportano cambiamenti profondi in una mentalità ancora legata a un passato di dittatura. Il sindacalista è visto come uno che disturba la quiete pubblica, che provoca e spinge gli altri alla ribellione. Non è visto come uno che aiuta gli altri a trovare i propri diritti e a farli valere.

L'idea di sindacato non è ancora entrata a far parte del vocabolario neppure degli uomini di chiesa. Perché anche in seno alla chiesa, a volte, i responsabili di un servizio si comportano come "capi", dettando leggi e comportamenti, senza tanto riguardo. Perciò vedono nel sindacalista un qualcuno che viene a rompere le uova nel paniere, e che mette nella testa delle persone idee strane... contro l’autorità.

Il grave problema delle scuole

È da tanto tempo che in Congo esiste il grave problema delle scuole, mandate avanti dalla buona volontà dei genitori, con i miserabili salari pagati da loro con tanti sacrifici. Ho conosciuto genitori che, per mancanza di soldi, non potevano far studiare i loro figli. Ne ho conosciuto altri che venivano a chiedermi di prendermi a carico almeno uno dei figli. Non so quanti ne ho aiutati e quanti continuo ad aiutare con la solidarietà di tante persone che mi sono vicine.

Tante volte i vescovi del Congo hanno fatto la voce grossa con il governo. Ma fino ad oggi, tutto è rimasto lettera morta. L’anno scolastico 2006-2007 è ormai alla fine, senza alcun bagliore di speranza.

Metà stipendio per la casa

Ho conosciuto Pierre Kabeza nella missione "Mater Dei" di Bukavu, dove abita con la sua famiglia in una casetta in affitto, sulla collina di Muhungu. Ho conpiso con lui i momenti più duri della lotta, con le ansie e le speranze di chi cerca di far riconoscere i diritti degli insegnanti, scrivendo lettere, organizzando marce di protesta, sit-in, giornate di sciopero e cose simili.

Come insegnante, ha un magro salario mensile che arriva a 31.000 franchi congolesi, l’equivalente di 70 dollari al mese. "Solo per l’affitto mensile, devo pagarne 35, metà dello stipendio. E poi, devo pagarmi anche carta, internet, messaggi per le radio, spostamenti… per l'attività di sindacato".

Il reato: difendere la gente

Pierre è stato minacciato più volte, anche qualche giorno fa, prima di prendere l’aereo per venire in Italia. La polizia ha spesso fatto irruzione nella sua casa. Ha dovuto più volte ripararsi in rifugi di fortuna per sfuggire alla cattura. Il suo nome figura anche sulla lista nera che ogni tanto è fatta circolare nella città di Bukavu. Pierre è stato incarcerato due volte, subendo le umiliazioni e le violenze che le prigioni congolesi sanno escogitare.

L’accusa è sempre la stessa: come sindacalista, istiga la gente a rivoltarsi contro l’autorità. Ultimamente, qualcuno del nuovo governo di Cizenga gli ha fatto delle proposte allettanti per portarlo a Kinshasa, nella capitale, e così liberare la città di Bukavu della sua presenza. Ma Pierre non ha abboccato, né si è fatto intimidire. Continua la sua lotta. Vorrebbe che la chiesa cattolica lo appoggiasse di più e gli fosse più vicino. In questo modo si sentirebbe più al sicuro.



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