La solidarietà e il perdono, Per riorganizzare le nostre comunità
Il capitolo 18 del nostro vangelo - sembra raccontarci l'evangelista Matteo - è un po' la sintesi della riflessione e della pratica delle nostre comunità, che hanno a cuore la vita dei più piccoli e indifesi. Sono principi e orientamenti che possono aiutare anche le vostre comunità a rinnovarsi e a organizzarsi, creando non strutture di potere che escludono, ma forme di servizio che valorizzano.
All'inizio c'è la domanda che i discepoli fanno a Gesù: "Chi è il più grande nel regno dei cieli?" (Mt 18,1). Gesù risponde con un gesto: colloca un bambino in mezzo a loro. Il regno annunciato da Gesù e dalla comunità non segue gli schemi normali di autorità; ha un bambino come modello e criterio per le scelte che la comunità deve fare per essere coerente alla proposta del suo Maestro.
Il bambino è l'immagine dei "piccoli" - come viene ripetuto ai versetti 4, 6, 10, 14 - e Gesù orienta la nostra attenzione su di loro. I bambini - come le donne e gli schiavi - non avevano alcun diritto: erano "minori", sotto la giurisdizione paterna e padronale, dalla quale dipendevano per la vita e per la morte. Nelle parole di Gesù essi invece diventano il riferimento assoluto dell'agire dei suoi discepoli.
La parabola del "pastore" illumina in modo chiaro l'importanza massima della solidarietà con i piccoli. La stessa è riportata anche nel vangelo di Luca, ma con un'altra conclusione e applicazione (Lc 15,4-7). Narra di un pastore che arrischia tutto il suo patrimonio: lascia sui monti 99 pecore e va in cerca di quella smarrita. Le lascia sui monti, non al sicuro nell'ovile; le abbandona per recuperare quella che si era perduta.
È una logica capovolta: vale di più uno che novantanove. Non è certo la logica del mercato, del lucro o della sicurezza del gregge.
È la logica che nasce dalla scelta dei poveri e piccoli, di chi non conta. È la logica dell'amore gratuito e dello sperpero; di chi mette tutto a rischio, perché la vita - anche una sola - è molto più importante.
La conclusione della parabola ci indica la pratica che la comunità è chiamata a vivere: la solidarietà con i più piccoli, seguendo il pastore che mette al disopra di tutto la pecora che si è smarrita. Deve convincersi che la volontà del Padre è questa: nessuno deve perdersi. Notate che Gesù indica come modello "il pastore", una professione allora disprezzata e ritenuta impura! La solidarietà fra i piccoli è la base su cui la comunità deve organizzarsi.
La riflessione sul perdono (vv. 15-22) segue la stessa logica della parabola. È un "no" secco a ogni tipo di inquisizione e preconcetto, alle condanne affrettate e moralistiche. Al contrario, alla comunità si chiede dialogo e molta conversazione. È fondamentale saper ascoltare: le situazioni più delicate devono essere risolte nella compassione, misericordia e perdono. Solo così la comunità diventa "segno" del regno.
Questi atteggiamenti conducono al perdono incondizionato che, secondo Gesù, è il marchio di qualità della comunità cristiana. Lo stesso Pietro, il discepolo che doveva essere la guida della comunità nel cammino aperto da Gesù, sente questa proposta difficile da vivere.
Le parole rivolte a Pietro sono anche per tutti coloro che si mettono alla sequela del Maestro; soprattutto per chi come Pietro è chiamato a vivere l'esercizio dell'autorità. L'autorità deve andare in cerca della pecora smarrita, ascoltare, dialogare, accogliere, perdonare senza misura.
La parabola del "servo spietato" chiude il capitolo 18. È una forte critica al meccanismo dei debiti, siano essi debiti economici o sociali, culturali o religiosi. Il perdono senza misura deve essere accompagnato dai piccoli gesti di perdono nella vita quotidiana. Il perdono e la compassione sono l'imperativo sociale per cancellare qualsiasi debito, reale o immaginario.
Il perdono nella comunità non solo trasforma la vita delle persone, ma è segno di un mondo fraterno, senza debiti e senza disperazione. La nostra meta è imparare ad accogliere i piccoli, vivere la solidarietà effettiva, praticare il perdono. Allora Gesù ci assicura la sua presenza: "Dove due o tre sono d'accordo nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Mt 18,20).
Per continuare a riflettere
Invito a leggere il capitolo 19 alla luce del cap. 18. La solidarietà e il perdono quali atteggiamenti concreti esigono da noi nella vita quotidiana, in particolare nei rapporti sessuali e nell'uso della ricchezza? Cosa ci aspettiamo in contraccambio?