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La scuola torni a essere… scuola

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Angelina vive nel comune di Chemba, in Mozambico. Sa il suo nome, ma non la sua età. Dovrebbe avere dodici anni. Frequenta la 3ª elementare, ma non sa scrivere neanche la prima lettera del suo nome. Studia in una delle 65 elementari del comune, o meglio, dovrebbe studiare: oggi è venerdì e il professore non si è presentato. L’unico giorno della settimana che si è visto è stato il lunedì. Anche la scorsa settimana si è fatto vedere un solo giorno.

Angelina ha la fortuna di abitare vicino alla pompa dell’acqua e ai piedi della scuola, ma ha anche la disgrazia di aver avuto solamente due giorni di scuola in tre settimane. Il primo trimestre non fu migliore. Così l’anno scorso ed anche l’altr’anno. Solo così si spiega perché, in tre anni di scuola, Angelina non riesca nemmeno a scrivere la lettera A.
In una statistica fatta nella scuola superiore di Chemba risulta che il 30,4% degli alunni dell’8ª classe non riesce a leggere un testo delle elementari e che il 47,4% non capisce ciò che legge.

Chemba non è un’eccezione nel panorama nazionale. I dati dell’ultimo censimento sull’educazione sono drammatici. Se è vero che l’indice di analfabetismo a livello nazionale è sceso dal 50,4% nel 2007 al 39% nel 2017, allo stesso tempo il numero di mozambicani da 15 anni in su che non sanno né leggere né scrivere è aumentato di oltre tre milioni. Nel territorio rurale, l’indice di analfabetismo è estremamente elevato con un valore del 50,7% che si eleva al 62,4% per le donne. Inoltre, c’è un dato che risulta una sconfitta per tutti quelli che lavorano nell’educazione: l’aumento negli ultimi dieci anni dal 34,3% al 38,6% dei ragazzi e ragazze tra i 6 e 17 anni che non frequentano la scuola.

Forse la nostra Angelina ha qualcosa da suggerire a tutti noi a cui sta a cuore l’educazione. Il suggerimento sarebbe questo: cominciare tutti umilmente dalla lettera “A”. Tutti noi, professori, alunni, direttori, genitori, funzionari, ministri e politici, dobbiamo sederci sui banchi di scuola per cominciare a pensare di nuovo la scuola cominciando dalla lettera “A”. Affinché la scuola torni ad essere scuola.

A marzo dell’anno scorso, nella provincia di Sofala (dove lavorano i saveriani), 2772 aule furono distrutte dal ciclone IDAI. Di queste, fino al 29 gennaio 2020, solamente 279 sono state ricostruite. La scuola è cominciata il 3 febbraio e alcuni si sono dovuti sistemare nelle scuole che non hanno avuto danni, altri nelle chiese e molti, troppi sono sotto gli alberi. Nella contigua provincia di Inhambane, su 151.000 alunni previsti per l’iscrizione alla scuola, a quattro giorni dall’inizio, solamente 110.000 alunni risultavano iscritti. Il tutto dovuto all’insufficienza delle piogge e alla conseguente scarsità del raccolto. Le famiglie non possono permettersi di mandare i figli a scuola (p. Cesare Reghellin, sx).



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