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La santità con i malati

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Il gruppo “Amici della Beata Anna” è stato al Centro di spiritualità missionaria di Tavernerio per dare inizio a un nuovo anno di formazione. Perché, si sa, da missionari che vanno “alla fine del mondo”, c’è sempre qualcosa di importante da imparare sulla missione.

Un pezzo di Dio nella sofferenza

Il parco, l’ambiente, la presenza di altri gruppi missionari ci hanno messo sulle orme della Beata Anna. In verità, il suo vero nome è suor Giovanna Francesca Michelotti, figura singolare di religiosa. All’epoca in cui Torino divenne la prima capitale del regno d’Italia, donò tutti i suoi beni e tutto di sé stessa ai malati dei tuguri anonimi delle periferie della metropoli.

La Beata Anna non lasciò nulla di intentato perché i malati arrivassero a salvare un piccolo “pezzo di Dio” dentro la propria sofferenza. Madre Anna aveva letto nel vangelo che Gesù aveva operato i primi miracoli sui malati, che portano in sé una grande forza di salvezza e possono diventare dono per la chiesa. Noi, invece, cominciamo a capirlo solo oggi, dopo che papa Francesco ci ha ricordato che la chiesa è come un “Ospedale da campo dopo la battaglia”.

Le “suore delle punture”

Il nostro gruppo è composto da papà e mamme di Bergamo. Tutti ricordiamo dall’infanzia il moto perpetuo delle “suore delle punture”. Entravano, davano assistenza agli infermi, aiutavano le famiglie e, ai bambini, comunicavano tenerezza e le prime gioie della vita.

Madre Anna è concittadina di san Francesco di Sales, il santo moderno dell’amore di Dio. I suoi amori più grandi erano il Sacro Cuore di Gesù e i malati poveri per i quali aveva fondato la congregazione delle Piccole Serve del Sacro Cuore di Gesù…

Fu papa Montini a iscrivere la loro Madre Fondatrice nel registro dei Beati. Lo fece a 10 anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II, quando, nel mondo, cominciavano a diffondersi leggi e comportamenti contrari al vangelo.

Paolo VI intuì che la lontananza dalla fede avrebbe scavato un grande vuoto nella vita umana. Scelse Madre Anna perché la ritenne figura capace di coinvolgere anche altri, con la santità che cresce al capezzale dei malati.

Ormai, il nostro gruppo s’incontra e cresce da otto anni. È stato visitato anche dal lutto. Tre nostri amici hanno affrontato la malattia e la sofferenza, mostrandoci però come l’incontro con la Beata Anna avesse rafforzato la loro fede.



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