La missione, dono di Dio - Racconto dell’esperienza in Colombia
Padre Mauro è un giovane saveriano bresciano, da cinque anni missionario in Colombia. Fa un bilancio della sua esperienza.
Sembra ieri quando l’aereo atterrava a Bogotá, dopo dieci ore di viaggio. Ma cinque anni sono passati in fretta. Mandandomi in Colombia, i superiori mi avevano scritto: “Ricevi questa missione come un dono che Dio ti fa”. Ho cercato di vivere con quest’ottica: la Colombia è un regalo che mi è stato fatto. Quando si riceve un regalo, il primo sentimento è di gratitudine. E io sono davvero contento di questo dono.
Colombia in bianco e nero
In questi anni ho cercato di ambientarmi, di conoscere la gente e la loro cultura. Non è stato difficile. Aiutato dagli altri saveriani, sono riuscito a immergermi in questa nuova realtà.
La Colombia è famosa per la droga, i sequestri, la guerriglia. Non posso negare che questi siano problemi reali e seri. C’è però anche un‘altra faccia della Colombia di cui si parla poco. È la Colombia della gente semplice e umile, che lavora come matti dalla mattina alla sera, per trovarsi a fine mese con un salario da fame. C’è la Colombia delle persone che prendono sul serio il messaggio del vangelo. Con loro cerchiamo di camminare, come compagni di viaggio, seguendo il Maestro. Che bello celebrare l‘Eucaristia con la chiesa piena di gente giovane che cerca di seguire il Cristo vivo e presente. Ti coinvolgono con il loro calore ed entusiasmo. Ti senti - e loro stessi ti fanno sentire - uno di loro.
Lavoro con i giovani
Il mio arrivo in Colombia è coinciso con un momento di cambiamento interno. Nei primi 25 anni, i saveriani hanno cercato soprattutto di costruire e animare le comunità parrocchiali. Ora dedichiamo le nostre energie soprattutto all’animazione missionaria e vocazionale. Questa è stata la mia attività. Visito le scuole e i gruppi parrocchiali per proporre ai giovani la nostra vocazione missionaria. Faccio con loro un cammino di discernimento vocazionale.
Non è un compito facile. A volte i giovani non sono spinti da motivazioni di fede. La vita missionaria può diventare un rifugio per uscire da una situazione familiare difficile, dove manca il lavoro, dove soldi per studiare non ci sono... La sfida è aiutare i giovani a fare un cammino serio per scoprire ciò che Dio vuole per ciascuno di loro. Che sofferenza dover dire a un ragazzo che la vita missionaria non è la sua vocazione!
Momenti belli e difficili
Tante persone vengono a parlarmi della loro vita, della loro sofferenza e delle loro gioie. Allora sento che vale la pena essere qui; la mia presenza acquista valore e significato. Quanti incontri in questi anni!
L’altra sera è venuto a cercarmi Edwin, un giovane di 18 anni. Non lo vedevo da un anno, da quando aveva ricevuto la cresima. Mi racconta che non sa più cosa fare con sua madre. Tutti i sabati torna a casa ubriaca. Il padrastro è stanco di questa situazione e vuole lasciarla. Lui vuole aiutarla, ma non sa cosa fare. Mi chiede se sono disposto a parlare con lei. Gli dico di sì. Dopo mezz’ora arriva tutta la famiglia: la mamma, Edwin e July, l’altra figlia minore. È stato un momento pieno di emozione. Da una parte i figli che piangendo chiedevano alla mamma di smetterla di bere, che a trent’anni sembrava una donna di quaranta... E la mamma in lacrime, che chiedeva scusa ai figli e prometteva di lasciare questo vizio. Incontri come questi lasciano un segno nell’animo.
Non mancano le difficoltà. A volte è difficile capire il modo di pensare della gente. Un esempio. L’anno scorso, avevo organizzato un torneo di calcio, ma non ho potuto terminarlo. Si sono picchiati e presi a pugni. E l’arbitro - un giovane della parrocchia - si è appiccicato a me, chiedendomi che non lo lasciassi solo, altrimenti l’avrebbero ammazzato. Sono rimasto senza parole nel vedere tanta violenza. Ho dovuto chiamare la polizia. Ho imparato: non organizzerò più un campionato di calcio!
Ringrazio Dio per il dono
Ecco un po’ della mia vita in questo paese, così contraddittorio. E io continuo a ringraziare Dio per il dono che mi ha fatto di questa gente. La realtà è complessa e difficile. Ma non mi stancherò mai di dire che gli aspetti positivi sono molto più grandi. So di poter contare sulle vostre preghiere.