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La Messa sotto un enorme albero

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In Congo, vicino al capoluogo di Uvira, sulla collina di fronte al lago Tanganika c’è Kasheru, un minuscolo villaggio formato da un centinaio di persone. Kasheru poggia sopra un vistoso sperone di montagna. La gente è emarginata e molto povera. Tra gli abitanti vi erano alcuni cristiani e diversi catecumeni, uomini e donne.

La richiesta di una scuola

Da molto tempo tutta la comunità chiedeva ripetutamente di avere una scuola multifunzionale, che servisse loro come cappella e sala di riunioni. La richiesta, già programmata da tempo, rimaneva in lista d’attesa, perché erano in corso di costruzione già altre tre scuole nei dintorni. Queste assorbivano tutta la disponibilità economica della missione. Pertanto, la gente di Kasheru doveva pazientare ancora un po’ prima di poter avere la loro scuola.

In attesa di tempi migliori, ogni due-tre mesi tornavo tra questa gente, per celebrare la Messa, sempre desiderata e partecipata con gioia, non solo da parte dei cristiani e catecumeni, ma anche da tutti gli altri non cristiani abitanti del villaggio.

Angioletti neri sospesi tra terra e cielo

Celebravo la Messa all'ombra di un enorme albero che faceva da ombrello, per coprire tutti comodamente. L’altare improvvisato era formato da tamburi ravvicinati e legati insieme tra loro, sicché vi era spazio abbondante anche per poggiare due candele, l’acqua e il vino, un campanello e il calice.

Tutta la gente del villaggio, radunata attorno all’altare, partecipava gioiosa alla Messa con canti al ritmo dei tamburini minori, accompagnati dai cia-ciak, strumenti formati da un grappolo di zucchine selvatiche. Gli adulti restavano in piedi o seduti per terra durante la celebrazione; i bambini, invece, si arrampicavano sull'albero come scoiattoli e sorridenti, si sedevano alla meglio sui rami dell'albero.

A vederli rimanevo incantato ogni volta, perché mi apparivano come angioletti neri, felici di essere in alto, sospesi tra terra e cielo. Quella vista simpaticissima e singolare mi rimane ancora oggi incancellabile nella mente.

La domanda provocatoria

A un certo momento, interrogo i bambini appollaiati sull’albero. Conoscendo bene che il loro sogno era quello di avere una scuola multifunzionale, in modo provocatorio chiedo: “Ma voi avete pregato il Signore che vi dia l’aiuto per poter costruire la vostra scuola?”.

La domanda li trovò impreparati a rispondere. Allora proposi di pregare per questa intenzione, prima di tutto durante la Messa, attraverso la preghiera del Padre nostro, sottolineando che nel chiedere a Dio il “pane quotidiano”, era compreso anche il chiedere l’aiuto per la scuola.

Abbiamo pattuito che, al momento della recita del Padre nostro, tutti gli adulti che erano a terra, dovevano tenere le mani alzate e aperte, chiedendo al Signore il dono di avere i mezzi economici per costruire la scuola. Ai bambini, invece, bastava recitare la preghiera con la sola voce, e usare le mani per tenersi ben aggrappati ai rami, per non cadere.

Festa al ritmo del cia-ciak

Quando siamo arrivati al momento di recitare il Padre nostro, alzando gli occhi verso l’alto, ho visto che quasi tutti i ragazzi sospesi sull’albero, non solo pregavano con la voce, ma riuscivano con una mano a tenersi aggrappati e con l’altra a stenderla, tenendola aperta in atteggiamento di chi rimane pronto a ricevere un dono. Addirittura, vari ragazzi, con il rischio di cadere, li ho visti tentare di tenere aperte ambedue le mani.

A quella vista, mi è venuto di pensare: “Vuoi che il Padre Eterno non ascolti la preghiera di questi poveri bambini?”.

Dopo la celebrazione della Messa sotto l’albero, la piccola comunità di Kasheru continuò a far festa con canti e danze, al ritmo del cia-ciak.



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