La gioia piena della Pasqua, Dopo un cammino di conversione
Il tempo di quaresima che abbiamo vissuto possiamo paragonarlo alla primavera appena iniziata. È stato un tempo di germinazione, di lenta crescita; un miracolo della grazia che tutto trasforma e che fa rinascere la vita perfino dalla morte.
Non va più di moda...
Durante la quaresima, la parola di Dio, la preghiera e la carità sono i punti di ancoraggio della nostra fede. È questa la linfa che fa rinascere la vita, la forza che ci fa uscire dal torpore invernale, il vero approdo dopo la “tormenta” del nostro vivere. Pazientemente, giorno dopo giorno, riscopriremo il vero senso della vita e ci avvicineremo sempre più a Colui che della vita è la fonte e il completamento.
Tutto questo cammino si chiama “conversione”. Certo, oggi la parola “conversione” non va molto di moda. Forse ci ricorda soprattutto una trasformazione che fa soffrire: lasciare tutto quello che fino a questo momento ci è piaciuto e abbiamo amato, per cercare qualcosa di più importante, ma più difficile da ottenere. Non è facile essere pronti a convertirci! Ognuno di noi è attratto da ciò che gli sembra meglio e più piacevole per sé, piuttosto che dal contrario. Preferiamo essere elevati piuttosto che abbassati; crescere piuttosto che andare in rovina.
Eppure, il desiderio di conversione è sempre dentro di noi. Ogni piacere non riesce a soddisfarci pienamente; lascia dentro di noi un vuoto da colmare, un desiderio di migliorare. In fondo, anche la conversione è come aver sete: la sete di qualcos’altro, di qualcosa di più e di meglio nella vita.
La meta della nostra conversione
Nella Bibbia la parola “conversione” significa anzitutto cercare Dio, cercare il suo volto, fissare il proprio cuore in Lui. Per questo, se è necessario, occorre anche cambiare rotta e tornare indietro. Il giorno in cui saremo capaci di dire a Dio, come forse diciamo a qualcuno che amiamo: “Signore, mi manchi tanto!”, allora saremo sulla strada della conversione.
La meta della conversione non potrà che essere la Pasqua: l’incontro con il Signore della vita che vince la morte. Nel vangelo di Luca leggiamo una frase commovente di Gesù: “Ho desiderato ardentemente mangiare questa Pasqua con voi” (Lc.22.15). Gesù parla così ai suoi apostoli poco prima di celebrare l’ultima Pasqua della vecchia alleanza, e la prima Pasqua della nuova alleanza. Nella Pasqua ebraica si mangiava l’agnello; nella Pasqua della nuova alleanza Gesù stesso si è fatto “Agnello”. Giovanni Battista l’aveva chiamato proprio così: “Ecco l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo” (Gv.1.29).
Apri il cuore a Cristo
Che significa oggi per il cristiano fare Pasqua? Almeno tre cose: ritornare a Dio; accostarci alla mensa eucaristica; camminare rinnovati dal Cristo risorto. Durante tutto il cammino quaresimale abbiamo avuto tante occasioni per riconciliarci con Dio ricevendo il suo perdono. Abbiamo riconosciuto i nostri limiti e i nostri peccati. Nel nome di Cristo, il sacerdote ha sollevato le sue mani verso di noi e ci ha benedetto dicendo: “Io ti assolvo”.
Dopo averci perdonato, Gesù ci invita alla sua mensa, dove egli stesso è cibo e nutrimento delle nostre anime. “Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Chi mangia di questo pane vivrà in eterno”. Fortificati da Cristo dobbiamo continuare a camminare con nuovo entusiasmo, glorificando Dio e annunciando a tutti la gioia del Cristo risorto.
È Pasqua! Cristo ti cerca e bussa alla porta della tua vita. Se gli apri, sarà Pasqua. Sarà risurrezione anche per te. Auguri!