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L'idea per questo racconto è affiorata nella mia mente, leggendo la prima lettura dell’Eucarestia che ho celebrato mercoledì 7 agosto (18ª settimana del Tempo Ordinario, anno dispari). Il popolo di Israele è in viaggio verso la conquista della Terra Promessa. Il brano racconta l'episodio dell'invio di esploratori nella terra di Canaan, Libro dei Numeri ai capitoli 13-14.

Mi spinge a questa narrazione una serie di motivi. In primis la considerazione che ci troviamo a vivere l'ottobre missionario speciale; secondo perché la riflessione mi porta in Cina, la terra promessa saveriana; infine, perché il racconto conserva per me il sapore dei momenti magici che accompagnano gli inizi di una fondazione (impresa). Tale è, ad esempio, il racconto del Crocifisso che ha ispirato mons. Conforti fanciullo. Racconti che, coloro che ne furono i protagonisti, conservano nel cuore. Talvolta ne parlano per non perderne la magia (grazia) e li depositano in una specie di immaginario collettivo. Luogo e contesto del racconto: Taipei durante un ritiro con il primo gruppetto dei nostri giovani confratelli destinati al rinnovato progetto Cina. Lo spartito era costituito dal racconto di Numeri 13-14.

Il Signore parlò a Mosè: "Manda uomini a esplorare la terra di Canaan", con le seguenti istruzioni. "Osservate che terra sia, che popolo l’abiti, se forte o debole, se scarso o numeroso; come sia la regione che esso abita, se buona o cattiva, e come siano le città dove abita, se siano accampamenti o luoghi fortificati; come sia il terreno, se grasso o magro, se vi siano alberi o no". Di ritorno, i partecipanti all'esplorazione, riferirono il risultato a Mosè e al popolo.
“Il popolo che abita quella terra è potente, le città sono fortificate e assai grandi e vi abbiamo anche visto i discendenti di Anak, della razza dei giganti, di fronte ai quali ci sembrava di essere come locuste… Non riusciremo ad andare contro questo popolo perché è più forte di noi… quella notte il popolo pianse".
Ma Giosuè e Caleb, che erano stati tra gli esploratori della terra, dissero: "La terra che abbiamo attraversato per esplorarla è molto, molto buona. Se il Signore ci sarà favorevole, ci introdurrà in quella terra… Non ne abbiate paura".

Rispetto al racconto biblico originale, nella nostra riflessione erano, ovviamente, assenti termini come forza e conquista. Ci piaceva, invece, la sapiente indicazione della necessità di discernimento previo, così come andava da sé la consapevolezza della propria debolezza. Discernimento e debolezza sono anche due paroline che piacciono molto a Papa Francesco. Il resto era sulla linea "dell'audace disegno", così parlante per i saveriani (anch'esso parte del mito originario).



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