La fessura dei poveri sul mondo
Dobbiamo chiederci, da cristiani, che senso ha avuto celebrare un mese dedicato alle missioni e coloro che a casa dei migranti ci sono andati, quando sembra esserci una nazione, un continente, forse anche una parte della chiesa, che si sentono accerchiati da persone migranti che qui vorrebbero arrivare.
La maschera della propaganda, oggi così diffusa nella vecchia Europa, dileggia tutti coloro che parlano di un mondo che dovrebbe essere capito a partire dagli ultimi. Non sono pochi coloro che vorrebbero una chiesa interessata solo alle anime e non ai corpi, magari additando il vangelo come fonte di un “buonismo” incapace di affrontare le radici dei problemi. Come se, oggi, parlare di accoglienza e di prossimità assomigli alla dannosa clemenza del dottore che si rifiuta di curare la piaga.
Chi siamo dunque noi che ci siamo seduti all’ombra delle capanne, che abbiamo mangiato il cibo di chi non aveva soldi, che abbiamo imparato una lingua, siamo stati accolti e abbiamo studiato una cultura e siamo stati per anni lì, insieme agli ultimi, aiutando, pregando, morendo in una terra diventata la nostra? Siamo davvero gli ingenui o piuttosto siamo gli unici ad aver visto il mondo dalla sola fessura che lo mostra davvero? Quella dei poveri.
Allora, se i missionari potessero parlare, come parlano oggi certe cancellerie, certi giornali, e come si grida sui social, direbbero una cosa molto semplice: “Non fate i forti con i deboli e i deboli con i forti! Dite tutta la verità! Non si tratta di essere buoni e di ignorarla. È esattamente il contrario. Essere buoni, non nasconde la verità”. Perché è troppo facile girare lo sguardo e ricacciare indietro persone che sono parte di popoli depredati dai Paesi più ricchi. Toccherà ai missionari far conoscere le storie che qui pochi desiderano conoscere, per mettere davanti alla realtà chi pensa che in mare “muore chi se l’è cercata”. Saranno i missionari a dover ripetere che, dal 1990 a oggi, la lotta alla fame ha prodotto qualche piccolo risultato nel mondo, ma non in Africa e, in particolare, non nel Sahel.
E, se proprio, ognuno deve stare a casa sua, anche europei, cinesi, turchi, americani e tutti gli altri escano dall’Africa, dove da sempre fanno affari con ricchi tiranni che affamano la povera gente.
Se c’è da essere risoluti e cattivi, facciamolo, ma tutti insieme. Chiudiamo i porti, chiudiamo il Mediterraneo, ma chiudiamo anche l’Africa allo sfruttamento. Il vangelo non è buonista, il vangelo è gentilezza contro il nemico, ma è durezza contro l’ipocrisia che è l’unico nemico che il vangelo ci impedisce di amare.
Il mondo, così com’è, funziona per chi è potente. Accodarsi a questa processione, perché nati dalla parte fortunata, non è una grande idea; è un pensare da furbi. Furbo non è stato p. Pierluigi Maccalli, che questo mondo ha voluto vederlo sempre dal basso. E lì, ora, è ostaggio di un gruppo di terroristi, perché ha scelto di essere ostaggio dei poveri e del vangelo.