L’animazione missionaria oggi, Esigenze di...
Prima del fare e ancor più dell'avere, ciò che conta è l'essere, cioè i valori che una persona vive, le sue convinzioni profonde, la sua fede e capacità di donarsi, la coerenza con i principi che professa. Paolo VI scriveva: "l'uomo moderno ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono testimoni" (EN 41).
Questo richiede che noi viviamo - come bene afferma Gian Franco Poli - "una vita che rende visibili i segni della presenza di Dio fra le case degli uomini; una vita caratterizzata da sentimenti di fraternità e coinvolgimento, di sobrietà e solidarietà, che ci porta a essere viandanti nelle strade della storia tra luci e ombre, gioie e amarezze".
Penso che la nostra missione oggi debba diventare una pastorale carica di spiritualità e di umanità.
Spiritualità evangelica
Per essere missionari bisogna essere carichi di spiritualità evangelica, impregnati della Parola, ascoltata ogni giorno, per poi poterla condividere e annunciare. Lo affermava Giovanni Paolo II: "Il missionario deve essere un contemplativo in azione. Egli trova risposta ai problemi nella luce della Parola di Dio e nella preghiera personale e comunitaria. Il futuro della missione dipende in gran parte dalla contemplazione. Il missionario se non è un contemplativo non può annunciare Cristo in modo credibile".
Dobbiamo essere capaci di profezia nel parlare, nel discernere i veri valori e denunciare i disvalori, nell'assumere comportamenti che vanno contro la mentalità corrente, con coraggio e senza paura di essere emarginati o presi in giro.
Una pastorale di umanità
Oggi c'è anche tanto bisogno di una pastorale di umanità: portare umanità nel nostro mondo; umanizzare le nostre relazioni. Questo richiede due atteggiamenti fondamentali.
Prima di tutto, accoglienza e rispetto del "diverso". Dobbiamo stare attenti a non parlare dei "diversi" sempre in negativo, ma saper mettere in rilievo anche i valori. Non possiamo giudicare gli altri a partire sempre dalla nostra mentalità. Soprattutto, dobbiamo vedere gli altri con gli occhi di Dio: figli di Dio e nostri fratelli. Accettarli e amarli come sono, non come li vorremmo noi.
Secondo, dobbiamo umanizzare il nostro modo di rapportarci con gli altri. Le buone maniere e i gesti sono importanti: accogliere con simpatia, salutarsi, interessarsi del prossimo ("come va?"); saper condividere, offrire un sorriso e qualche piccolo aiuto. Tutte cose che portano speranza, seminano fiducia e positività, serenità e gioia.
Alcune proposte pratiche
A livello di parrocchia e di vicariato, gli animatori o i membri del gruppo missionario dovrebbero trovarsi insieme regolarmente per riprendere il discorso dell'ultimo incontro, leggere e meditare un passo del vangelo, programmare qualche iniziativa di animazione missionaria.
Possono prestare attenzione ai malati e agli anziani, a chi vive in solitudine, agli immigrati... Avvicinare gli immigrati cristiani e integrarli nella comunità parrocchiale: accompagnarli in chiesa, accoglierli, e anche invitarli nel gruppo.
Creare ponti con le missioni, tenendo vivi i contatti con i missionari; diffondere la stampa missionaria e segnalare notizie importanti; preparare bene la giornata missionaria e l'ottobre missionario. Portare l'attenzione su giovani e ragazze che si mostrano sensibili ai temi della missione e potrebbero essere in ricerca vocazionale.
Insomma, le iniziative possono essere davvero tante. Cerchiamole insieme e proponiamole alla comunità, per interessare, contagiare e coinvolgere tanti altri nella missione.