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La realtà supera ormai la fantasia. Adesso, siamo costretti ad assistere a bambini che volano dalle finestre delle case per sfuggire ad “orchi terribili”. Sembra che non esistano più gli angeli custodi, come ci insegnavano a catechismo parecchi anni fa.

Perché quando è coinvolto un bambino, tutto è più assurdo, doloroso, innaturale. Se poi il male non viene da un nemico oscuro e subdolo come una malattia, ci pensano gli uomini a metterci il carico da undici.

Già, mi chiedo: possiamo definire questi esseri umani? Come si può praticare la misericordia davanti a certi atti, proprio nell’anno giubilare ad essa dedicata?

Sui social media, in tanti hanno rispolverato la richiesta di pena di morte per chi agisce come un orribile mostro. Ma sembra che dare la morte possa diventare una liberazione e non una pena per chi ha compiuto certi atti… Insomma, meglio pagare in vita che pagare con la vita. E il dolore di chi resta, purtroppo, non si espia mai.

Vi chiederete il motivo di tutto questo preambolo sui recenti fatti di cronaca, che poco hanno di missionario. Perché la preoccupazione per i messaggi che arrivano ai giovani di oggi, intrisi di violenza, sopraffazione dell’altro ed egoismo stratosferico, sta arrivando ai livelli di guardia.

Che mondo stiamo consegnando a chi muove i primi passi ora? Quanta fatica per famiglie, educatori, insegnanti che devono indicare altri volti, altre strade, altri esempi…

Come se non bastassero corruzione, disonestà, desiderio di “fregare gli altri” a inquinare il clima.

E poi hai voglia a dire che le mele marce ci sono sempre state, che non tutti si comportano così, che un altro mondo è possibile.

Non per citare ancora papa Francesco, ma essere educatori oggi è da eroi! È una sfida continua, anche contro se stessi e i propri principi.

Per fortuna, davvero, fa più rumore un albero che cade di cento che crescono. Per fortuna, nelle scuole, negli oratori, nei centri di animazione, si possono incontrare giovani che guardano avanti con fiducia e che ci sorprendono perché di loro non se ne parla.

Anzi, ora succede il contrario: li ammiriamo perché sono perle rare come venissero da Marte! E magari sono lì, a portata di mano, seduti nel loro banco di scuola o dell’università, tra libri, sogni e rabbia per ciò che vedono fuori e che ancora non capiscono come si possa cambiare.

Ben venga l’estate saveriana quindi, che offre la possibilità a tanti ragazzi e giovani di partecipare a esperienze diverse, missionarie a 360 gradi, per crescere insieme, per conoscere realtà spesso considerate lontane, per credere e constatare che la vita non è solo la cronaca dei tg.

C’è ancora tempo… Scegliete e iscrivetevi!



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