L’affascinante missione a Taiwan
Pubblichiamo la testimonianza di p. Luigino Marchioron, saveriano di Gaianigo di Gazzo Padovano, missionario a Taiwan.
Per un missionario, il dono della Pasqua, assume risvolti sempre inediti, sorprendenti e tangibili. Benedetto XVI ha descritto la Risurrezione di Gesù come un’esplosione di luce, un’esplosione dell’amore. “La risurrezione - ha detto - è la vera e più grande rivoluzione della storia dell’umanità”.
E l’esperienza pasquale del missionario è immeritatamente avvolta ogni giorno da questa forza che risveglia il suo cuore, rendendolo più generoso, coraggioso e fedele a lui.
Cammino verso la luce
Il dono della conversione del cuore e della mente di giovani e adulti cinesi a Taiwan è un modo concreto con il quale il Signore educa ed evangelizza anche il cuore del missionario; è l’aiuto che Dio Padre pone al fianco del missionario.
Il privilegio, infatti, di essere testimoni dei prodigi che il Signore compie nella storia delle persone rimane forse la lezione più luminosa, affascinante e umile che un missionario possa ricevere e imparare.
Un cammino verso la luce, definiva qualche mese fa Qian Bang, giovane taiwanese laureato in filosofia cinese, il percorso intrapreso di conoscenza del Signore e del vangelo nella comunità parrocchiale di Taipei. Oggi, dopo due anni dal suo battesimo, si trova presso una comunità di benedettini per discernere la vocazione alla vita consacrata. Il 13 febbraio noi saveriani abbiamo ricevuto dall’abbazia di Saint Vincent i suoi auguri in occasione del capodanno cinese. Ecco cosa ci ha scritto nella sua lettera.
La lettera di Qian Bang
“Vi invito a ringraziare insieme a me il Signore per averci donato la chiamata, la grazia e la sua compagnia. Da quando ho lasciato Taiwan, non ho smesso di sperimentare come il Signore mi attiri continuamente a lui…
E proprio perché il Signore è sempre uguale, ovunque, nella comunità cristiana, anche se fisicamente lontano mi sento molto vicino a voi, così vicino da pensare che mi trovo nello stesso edificio, anche se in stanze diverse. Basta fare alcuni passi e si è arrivati!
In particolare, nell’Eucarestia quotidiana sperimento questa vicinanza. Spesso mi ricordo della nostra comunità parrocchiale di Taipei, lì dove sono nato e dove sono avvenuti meravigliosi prodigi proprio quattro anni fa. In quel tempo, un altro mondo del mio essere bussava alle porte della parrocchia.
Dopo quattro anni mi ritrovo ora qui, in questa abbazia. Ma cos’è avvenuto? Carissimi saveriani e parrocchiani, nella mia preghiera mi ricordo di voi, del vostro amore verso il Signore e dell’amore e unità in lui, del vostro affetto verso di me…
Per quanto riguarda il cibo, il clima, la vita di tutti i giorni, lo studio, l’adattamento culturale, non vi sono grandi problemi. Quello di cui sento il bisogno è di imparare ad adattarmi al modo di vivere la vita comunitaria. È necessario spesso conversare con gli altri, ma la posizione della conversazione non è sempre uguale.
Nel passato, con il mio cinese, ero sciolto e spedito. Non trovavo alcun ostacolo nel parlare di temi che desideravo condividere; ora però, la mia capacità linguistica mi pone in una condizione di avvertire costantemente i miei limiti. E ancora una volta, proprio a questo riguardo, mi viene alla memoria il sacrificio dei saveriani alle prese con la lingua cinese per diffondere il vangelo.
So comunque che il Signore, proprio in questo ambiente, vuole insegnarmi molte cose. La cosa più importante è che io colga ogni opportunità per imparare a prendermi cura e ascoltare gli altri…”.