In memoria di p. Mario Giavarini
Ho incontrato in varie occasioni p. Giavarini, da quando nel 2011 era stato nominato rettore della comunità di Alzano. Ho trascorso con lui un po’ di tempo, conversando della vita, della chiesa e della missione.
È stato per me un “signor missionario”, “fine ed elegante nelle sue relazioni” (come ha detto p. Rosario Giannattasio nell’omelia funebre), con il suo sguardo “fiero”, serio, ma allo stesso tempo mite, amabile. Aveva una flessibilità invidiabile che lo ha portato in varie parti del mondo, svolgendo il suo ministero con competenza, pazienza e generosità: 54 anni di sacerdozio missionario con vari compiti e più di 35 anni rettore in tante comunità saveriane dimostrano quella agilità spirituale e freschezza umana che lo hanno caratterizzato fino agli ultimi giorni della sua vita.
Ha abitato “il mondo della missione” con vivacità e attenzione, anche accademica, con le antenne del cuore e della mente ben attente nel cercare di captare e percorrere i rinnovati sentieri del vangelo.
In un’e-mail di pochi mesi fa, scriveva: “Molte voci, fra cui quella del Papa, ci portano verso un’evangelizzazione dai tratti di sincera umanità, tenerezza, perdono... Io ci credo e da qualche anno ho orientato la mia povera predicazione e anche la mia accoglienza in quel senso”.
Ringraziando il Signore per il dono che ci ha fatto di p. Giavarini, oggi scopro che la sua “assenza” dà ancora più sostanza alla nostra “presenza”.
Confratelli come lui ci precedono, ma anche ci rigenerano. La loro consistenza nel servizio alla missione, conferma anche il nostro cammino e rinforza il legame con la comune radice carismatica. Le loro fatiche e resistenze, poi, ci aiutano a mantenere sempre “giovane” la missione.