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Il vero amore è dono gratuito

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"Chi vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso" (Marco 8, 27)

La frase che invita la nostra riflessione è tra le più celebri di tutto il Vangelo, tra le più bersagliate e discusse; ma tra le più benefiche, perché entrano in battaglia all’arma bianca contro l’avere-godere-potere che sono "la" rovina dell’individuo e della società.

Sono parole d’una chiarezza disarmante e qualche "distratto" potrebbe chiamare cruda e perfino crudele. Così per il Carducci Cristo sarebbe un "cruciato martire che crucia gli uomini, che di tristezza l’aer contamina e che butta sulle spalle dell’uomo una sua croce dicendo: - Portala e servi!". Come si vede è disastroso non cercare di interpretare la Bibbia nel migliore dei modi.

La Bibbia bisogna "volerla capire": bisogna "amarla", capirla "con il cuore": la Bibbia è grazia, è Spirito Santo.

Cercando dunque di interpretare la nostra frase nel migliore dei modi dobbiamo dire che l’abnegazione è tutt’altro che malessere, è benessere, è amore e segno di amore. L’amore esige, come "spia" della sua autenticità, sacrificio-dolore-rinunzia: tant’è vero che, per dirla con Platone, il "vero" innamorato vuole essere povero, macilento, abbandonato, calunniato, ritenuto ingiustamente colpevole: vuol essere flagellato e, dopo aver sopportato ogni male, vuole esser messo in croce.

Un personaggio più comprensibile e più vicino a noi è la figura della "madre": lei che ama di più, perciò è lei che soffre di più: è un bisogno psicofisico quello della madre di darsi-sacrificarsi-regalarsi. Solo che l’amore cambia il dolore in gioia: il figlio in braccio alla madre "pesa", però, siccome è amato, il peso diventa "dolce": l’amore fa sì che il dolore si cambi in gioia. La tesi è dimostrata in modo irrefutabile da tutti gli innamorati dello sport, degli affari, dell’arte.

Quindi il punto nevralgico di questo gran problema educativo e della sua soluzione "magistrale", sarà: amore "mistico" sì, amore "mistico" no: tutto dipenderà dall’intensità dell’amore, cioè dalla sua "misticità": chi non capisce che l’amore vuol essere gratuito-disinteressato-oblativo, che l’amore rifiuta lo stipendio, che l’amore vuol essere regalato?

Nessuno saprebbe elencare i sacrifici "eroici" degli allenamenti del tennista. Eppure li fa "volentieri", spinto dalla "mistica" del tennis. A questo punto ci chiediamo: "Possibile che quando si tratta di beni "vivibili", che solo-oggi-sono-e-domani-non-sono-più, si facciano innumerevoli-eroici sacrifici e con-una-dialettica-che-non-perdona: mentre quando si tratta, per dirla con Gesù, della "perla preziosa", del "regno di Dio e della sua giustizia", tutto diventi immediatamente difficile-impossibile?

Ci chiediamo: "È mai possibile che per un week-end si sopporti "volentieri" pioggia, nebbia, incolonnamenti e morte e, quando si tratta di partecipare all’Eucarestia "quotidiana", che sicurissimamente fa bene non solo all’anima ma anche al corpo, tutto diventi immediatamente "inopinabile"? Possibile che quando si tratta di danza-nuoto-sport, siamo perfino pronti a spendere, ma quando si tratta dell’esercizio della fraternità, che fa bene all’anima e al corpo, tutto diventi subito difficile-impossibile?

"La" spiegazione vera è: dialettica dell’amore "mistico" no, dialettica dell’egoismo "mistico" sì! In altri termini: amore sì, amore no. È l’amore "mistico" il grande trasformatore-motore dell’attività umana. Paolo VI, da grande educatore, sentenzia: "La sequela di Cristo è una formidabile proposta-invito d’amore, che esige uguale risposta d’amore". Gesù propone, non impone; Gesù invita, non violenta.

A queste condizioni il peso-giogo diventano "miracolosamente" soavi-leggeri; per dirla con Giovanni: i precetti di Gesù non sono "pesanti"!



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