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Il seme di nuovi cristiani, Fare memoria dei martiri giapponesi

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L'esperienza degli esercizi spirituali predicati da mons. Corti ai saveriani in Giappone non poteva avere conclusione più efficace della visita alla città martire di Nagasaki. Accompagnati da p. Manni, p. Sarzi Sartori e p. Da Rocha, ci è stato fatto il dono di una giornata davvero indimenticabile, ricca di emozioni e di intense riflessioni spirituali.

Paolo Miki e compagni

Accolti da un gesuita, siamo entrati nella chiesa che sorge sulla collina dei martiri per celebrare l'Eucaristia. Abbiamo ascoltato il suo racconto sulla storia dei 26 santi martiri - Paolo Miki e compagni. Su questi cristiani si è accanita una persecuzione violenta. Fatti oggetto di pubblica derisione, hanno dovuto percorrere a piedi la strada da Kyoto a Nagasaki, dove sono stati crocifissi, per essere poi finiti a colpi di spada. Era il 5 febbraio 1597.

Con commozione abbiamo venerato le loro reliquie collocate sull'altare. Abbiamo riletto le parole forti e luminose di Giovanni Paolo II, pellegrino su questo colle il 26 febbraio 1981. Poi, siamo scesi a visitare il museo dedicato alla memoria dei 26 cristiani, fedeli fino alla morte. Sono rappresentati in atteggiamento orante. I loro volti guardano in alto; le bocche sono aperte nella preghiera e nel canto: Laudate Dominum omnes gentes! Colpisce soprattutto il viso di Ludovico Iabaraki, di appena 12 anni, il più giovane.

La storia di p. Petitjean

Sappiamo che il sangue dei martiri è seme fecondo di più vitale testimonianza cristiana. Lo abbiamo toccato con mano visitando un'altra chiesa di Nagasaki, la più antica del sud del Giappone. Fu dedicata ai 26 martiri il 19 febbraio 1865. Qui si ricorda un avvenimento significativo. Mentre era raccolto in preghiera, il missionario francese Bernard Petitjean fu avvicinato da un gruppo di persone che gli chiesero se era lui l'inviato dal Papa di Roma e se era sposato. Infine gli chiesero di indicare la statua della Vergine Maria. Il piccolo interrogatorio faceva chiarezza sull'identità cattolica del missionario, riconoscibile per il celibato, il riferimento al Papa e la venerazione della Madonna.

Queste persone, a loro volta, manifestarono la stessa fede cattolica dicendo: "Il nostro cuore è come il tuo!". Così, dopo circa 250 anni, i cristiani tornavano alla luce in quella terra fecondata dal sangue dei martiri! Il missionario Petitjean è diventato il primo vescovo di Nagasaki e questo luogo ha assunto un valore simbolico molto prezioso.



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