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Il matrimonio e le sue… sorprese

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Dopo varie discussioni, ringraziammo padre Wei, che gentilmente ci diede il permesso di sposarci senza che fossi battezzato, con la promessa che i nostri figli lo sarebbero stati. Ci sposammo nella chiesa della Sacra Famiglia, e padre Ho celebrò il sacramento.

L’anno successivo nacque il nostro primo figlio e fu battezzato nella chiesa di Pei Tou. Dopo tre anni nacque il secondo e fu battezzato a Blantyre, in Malawi. Dopo cinque anni nacque il nostro ultimo figlio e fu battezzato a Taipei.

Stava andando tutto bene…

Grazie a Dio la nostra vita di famiglia andava bene, senza problemi e con un amore stabile. Eleonora per quarantasette anni ha partecipato alla Messa ogni domenica, eccetto quando era occupata con i nostri figli. Qualche volta mi offrivo di accompagnarla, ma lei raramente chiedeva la mia presenza. Dopo il nostro matrimonio lei non fece alcun accenno al mio mancato Battesimo.

Io avevo mantenuto la mia promessa fatta a padre Ho, acconsentendo che tutti e tre i miei figli fossero battezzati. Sentivo di aver pagato il mio debito a Dio e di non aver altri doveri verso di Lui. Ormai era tempo per me di godermi la vita fuori dalla chiesa senza altre preoccupazioni.

Una disgrazia incombente

Senza saperlo, invece, stavo abusando della pazienza di Dio! Quando ero bambino, mia madre mi richiamava all’autocontrollo con un proverbio cinese: “Ci sarà una disgrazia incombente quando una persona è intossicata da troppa gioia”.

È vero, quando una persona dimentica l’onnipresenza di Dio, quando l’arroganza sostituisce l’umiltà, la sfortuna è in agguato dietro l’angolo.

Nel gennaio 2012 ci preparavamo allegramente per fare un viaggio in Nuova Zelanda con la famiglia del nostro primo figlio. Dieci giorni prima della partenza, fui ricoverato all’ospedale colpito da una grave influenza, che degenerò in una seria iposodiemia. La malattia mi fece diventare loquace e facilmente irritabile, come se fossi fuori di me. Scioccata da questo mio cambiamento, Eleonora domandò al saveriano p. Paulin Batairwa di venire a farci visita. Lui gentilmente ascoltò per ore le mie lamentele. La seconda volta p. Paulin venne in clinica con p. Luigino Marchioron. Insieme a Eleonora, discutevano della possibilità di battezzarmi prima della morte, ma pensarono che era meglio aspettare e vedere come si evolveva la situazione.

Dopo intense cure mediche, ripresi coscienza. Vidi Eleonora che parlava con molta gentilezza e gratitudine con le infermiere. Sembrava così sfinita che probabilmente era esausta per il dolore e l’ansia. Quando mi trovò sveglio ci guardammo a vicenda con le lacrime agli occhi. Il mio cuore era colmo di gratitudine verso di lei.

Che cosa avverrà dopo?

Mi ripresi gradualmente, Eleonora mi spingeva su una sedia a rotelle in giro per l’ospedale. Un bel giorno, guardai fuori dalla finestra e pensavo alla mia patria. Avevo lasciato la casa paterna da sessantaquattro anni. Da allora avevo gironzolato dappertutto come un anatroccolo, approdando a Taiwan, prima come studente rifugiato, poi come soldato, finalmente come servitore dello Stato e diplomatico.

Ora sono vecchio e le mie ossa saranno sepolte in questa bella isola. Che cosa avverrà dopo?

La mia cara moglie, fedele cattolica, quando lascerà questa terra sarà esaltata in cielo. Che cosa farò io allora? Diventerò uno spirito andando ramingo per il mondo come facevo da ragazzo? Riflettendo, mi sentii triste e feci cenno a Eleonora di portarmi a un’altra finestra per avere una diversa visione del panorama.

L’ultima opportunità

Il giorno dopo venne a farmi visita p. Batairwa. Mi chiedevo: “Cosa ha spinto questo giovane a lasciare la sua famiglia in Congo e viaggiare da solo per migliaia di chilometri per venire qui a Taiwan? Come mai l’ho conosciuto?”.

Un pensiero attraversò la mia mente, dopo che lui se ne era andato. Avrebbe potuto essere la terza opportunità per me. La prima fu quando vidi il luogo di incontro dei protestanti nel mio paese, ma io non bussai alla loro porta. La seconda opportunità fu quando feci la proposta a Eleonora e incontrammo p. He nella chiesa della Sacra Famiglia. La porta mi fu aperta, ma io scelsi di non entrare.

Un’immensa gratitudine

Ora era arrivata la terza opportunità. Non potevo rifiutare ancora Dio. Alzai gli occhi e vidi la mia cara sposa, l’unica persona che ho amato al mondo, che desiderava intensamente che io fossi battezzato, anche se aveva tenuto celato questo desiderio nel profondo del suo cuore. Pensai che era venuto il momento di onorare questo suo profondo desiderio. Le dissi: “Voglio essere battezzato”.

Il 7 aprile 2012 sono stato battezzato da p. Fabrizio Tosolini, nella parrocchia di San Francesco Saverio in Taipei, con il nome di Peter.

Il mio umile cuore è pieno di gratitudine per il Signore e per coloro che mi hanno aiutato nel mio cammino spirituale verso Dio per diventare cattolico.

Auguro a tutti noi di crescere ogni giorno nella gloria del Signore.



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