Padre Piergiorgio è da poco arrivato a Parma dopo una lunga esperienza di missione in Giappone. Aiuterà ad animare le diverse realtà della Casa Madre. Passare dal Giappone a Parma non è cosa da poco. Sta osservando; sta scoprendo cosa avviene attorno e dentro questa comunità, che è la più grande al mondo della famiglia saveriana. Ci racconta qualcosa di quello che ha visto.
Quante volte, nei momenti di fervore della nostra vita, ci siamo messi a sognare. Avremmo voluto essere altre persone; avremmo voluto essere in altri luoghi; avremmo voluto fare quello che non ci riusciva di fare… E forse non ci siamo accorti di quali tesori erano piene le nostre mani, di quali ricchezze c'erano nel nostro cuore, di quale amore era avvolta tutta la nostra vita.
Abbiamo forse sognato le mura di un monastero, come luogo dove certamente esiste la pace; oppure abbiamo pensato che l'attività fosse il punto di partenza della missione; o che la nostra parola fosse la ragione sufficiente per la riflessione e la conversione dei cuori… E quanta fiducia avevamo posto in tutto questo!
Invece, se guardiamo più vicino a noi, più dentro di noi, ci accorgiamo di un mondo che non è un sogno, ma è realtà; non è un ideale, ma è la vita che già conduciamo. Abbiamo provato, per questo, a scavare nella vita quotidiana della nostra Casa Madre di Parma.
Effettivamente, in questo periodo, attorno alla Casa Madre, c'è una realtà che crea qualche piccolo disagio. Siamo nel bel mezzo di un cantiere. Si stanno facendo degli scavi che non farebbero certamente invidia a quelli di Pompei ed Ercolano. Lo scopo di questi lavori non è quello di trovare cose morte o fossili o realtà appartenenti al passato. Lo scopo è semplicemente quello di riattivare e collegare, con tubazioni di diversa grandezza e misura, le funzioni idriche e sanitarie, elettriche e telefoniche e quant'altro mai, di attacco e di scarico, in entrata e in uscita.
Ebbene, con questo spirito di scavo e di ricerca in profondità, all'interno delle realtà quotidiane, abbiamo provato a scavare in uno dei momenti più belli e più gioiosi della nostra comunità in questa Casa Madre: la preghiera.
La preghiera che offrono i nostri padri anziani, cioè la preghiera di coloro che hanno speso anni ed anni per le missioni. È una preghiera che forse ora biascicano tra le labbra, ma che viene dal profondo del loro cuore. Ha tutto il gusto e il sapore di quella pace che si trova ed esperimenta nelle mura di un convento. Non è una pace noiosa e malinconica.
È una pace ricca di ricordi. Ricorda tutte, proprio tutte le persone incontrate nella vita.
Certamente, tra queste, sono inclusi anche tanti lettori e lettrici di queste righe. È la pace interiore di chi ricorda di aver speso tutta la propria vita per un solo scopo: quello insegnatoci da Gesù.
Non è una pace amorfa, incolore; è una pace che pone il proprio cuore in costante collegamento con tutto il mondo, con tutti i paesi del mondo; con chi lotta e lavora per sopravvivere, con chi spera di avere un paese ed una società migliore. È una preghiera che nasce dalla certezza che la propria vita non è stata inutile perché è stata tutta donata.
Anche ora, nella preghiera, la vita donata al mondo serve a coloro che non hanno speranza, che non sono amati da nessuno, perché scoprano che qualcuno pensa a loro e che fa loro dono della propria vita.
Proprio questa è una delle ricchezze, e non la più piccola, che, scavando, abbiamo trovato qui alla Casa Madre di Parma.
