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La danza come preghiera

JOYCE DIJKSTRA

Da circa quindici anni conduco, presso la casa dei saveriani a Tavernerio, seminari sul tema: la danza come preghiera, la danza come cura. La danza è un percorso interiore che porta alla radice più profonda del nostro “essere”. Ci aiutano a comprendere questa dimensione le parole del Salmo 150, là dove si dice “Alleluia, Gloria al Signore. Tutto quello che ha respiro lodi il Signore”.

Non è fine a se stessa

È un’esperienza che porta il danzatore ad aprirsi alla vita che lo circonda e lo spinge a restituire danzando quello che ha ricevuto da Dio, lodandolo con corpo, mente e anima. Nel contesto religioso o liturgico, la danza non è fine a se stessa, ma è un mezzo per esprimere tematiche, incontrarci e capire i simboli. La gestualità religiosa risveglia aspetti che avevamo dimenticato e ci porta a una preghiera profonda, senza parole.

Tematiche varie

Ogni incontro è per me un dono di Dio. Lui ha messo sulla mia strada la vostra comunità, di cui ci sentiamo parte. Tavernerio è un luogo speciale, dove ci sentiamo a casa. L’accoglienza, il cibo, la bellissima sala, fanno sì che si crei un’atmosfera speciale, che le persone percepiscono e portano con sé nelle proprie case. In seguito a questi appuntamenti, alcuni hanno ritrovato la fede, si sono riavvicinate, dopo tanti anni, all’Eucaristia.

Le tematiche dei miei seminari sono varie. Abbiamo danzato il “Cantico delle creature di San Francesco”, “la Creazione”; negli ultimi anni sto lavorando in particolare sulla pace, con il percorso “I Valori Universali” (un ponte fra le religioni).

Gioia, conforto e pace

Durante i seminari ci ispiriamo spesso a san Francesco, che ha favorito un percorso di dialogo interreligioso, molto caro anche al papa, facendo rivivere il suo messaggio di pace e benevolenza attraverso la danza.

Ed è a lui che dedico la mia danza: “Tu che muovi il mondo, muovi anche me…”.

Ringrazio, in particolare, il superiore p. Luigi Zucchinelli, sempre pronto a darmi sostegno e consigli sui contenuti religiosi. Un ringraziamento, inoltre, a tutti i saveriani della comunità; con la loro presenza donano gioia, conforto e pace, come veri missionari! Siete nel mio cuore.


I fedeli della Koinonia

LUCA GUOLO

La Koinonia Giovanni Battista è un’associazione privata di fedeli al servizio della nuova evangelizzazione.

Fondata nel 1979, è presente in più di quindici nazioni, conta migliaia di membri laici, che vivono la vita consacrata con voti privati. Ci sono anche 38 sacerdoti.

Per le necessità della chiesa

La parola greca “koinonia” significa “comunione”. Come lo Spirito Santo ha sigillato il cuore dei discepoli di Gesù con la carità (Col 3,14), così il legame di amicizia è il carisma proprio della Koinonia Giovanni Battista. Tale nome indica l’identità comunitaria e la spiritualità: Giovanni Battista è il precursore, colui che precede il Signore che viene.

La Koinonia vuole adoperarsi per rispondere alle necessità della chiesa d’oggi, espresse da Giovanni Paolo II durante la sua visita pastorale ad Haiti nel 1983: “Urge una nuova evangelizzazione, nuova nell’ardore, nei metodi, nell’espressione”. Di tale chiamata ne ha fatto un impegno radicale, adoperandosi ovunque si aprissero le porte, in ogni tempo, in uno sforzo d’inculturazione. In tal modo, l’evangelizzazione porterà un frutto duraturo di adesione radicale a Gesù nella realtà ecclesiale locale.

Tavernerio, punto strategico

Da alcuni anni, la realtà lombarda della Koinonia, s’incontra ogni mese dai saveriani di Tavernerio (CO) per una giornata di formazione. È punto strategico che agevola l’incontro tra il Canton Ticino e la Valtellina da una parte con il resto della Lombardia… e non solo.

Almeno una volta l’anno tutta la realtà del Nord Ovest (oltre 150 persone) si riunisce con il delegato Manuel Rossi per pregare e condividere assieme le nostre esperienze e speranze.


Abbà, fraternità di laici

CAROLINA BAGNOLI

La comunità Abbà è una fraternità di laici (famiglie, celibi) fondata da fra Giuseppe Paparone, sacerdote domenicano, che ne è il direttore spirituale. Nasce a Milano nel ‘97 e nel 2002 riceve approvazione ecclesiale dall’arcivescovo Carlo Maria Martini.

Accolta nella diocesi di Milano, ha il mandato di mettersi a disposizione della chiesa per attività di evangelizzazione, anche a supporto delle parrocchie. Nel 2005 la comunità entra nella famiglia domenicana.

Incontri e testimonianze

Abbà” significa “papà” in aramaico e Gesù si rivolge al Padre con questo termine. La specificità della comunità è proprio nel nome che si è data. È la scoperta nella propria vita di un Dio che, papà affettuoso, cerca in ogni modo, attraverso il Figlio, di far sentire la sua presenza nel nostro quotidiano. La comunità è formata in gran parte da persone che, prima lontane da Dio, hanno vissuto un incontro personale con Lui, un’esperienza di amore che ha trasformato radicalmente la loro vita.

L’attività della comunità propone percorsi di fede e la collaborazione alla pastorale parrocchiale (specialmente in ambito familiare) e presso le carceri. È stata attivata un’opera di evangelizzazione in strada con un camper adibito a confessionale e si sta sviluppando una significativa presenza web (www.comunita-abba.it) e social media.

Rinnovarsi interiormente

L’incontro con i saveriani di Tavernerio non è solo la risposta a una necessità logistica. Molte proposte della Comunità Abbà hanno, infatti, carattere residenziale: qui svolgiamo ritiri, corsi per coppie, giornate di spiritualità aperte a tutti… E la struttura di Tavernerio è un luogo ideale.

Questo incontro di comunità è stato guidato dalla Provvidenza e ne possiamo cogliere il senso evangelico attraverso il passo “Venite in disparte a riposarvi un po’…”. Gesù invita i suoi discepoli a staccarsi per qualche momento dalle cose del mondo, per rinnovarsi interiormente.

La comunità Abbà, attraverso le sue iniziative, cerca di favorire questo momento di ristoro con Cristo. La casa dei saveriani di Tavernerio è l‘oasi che lo rende possibile.



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