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Festa dei famigliari di Vicenza

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Domenica 8 maggio, presso la casa saveriana di Vicenza s'è tenuto l'annuale incontro con i parenti dei saveriani vicentini. Era una bellissima domenica di primavera. A rendere più bella la nostra festa è stata la presenza di tante mamme di missionari, un particolare degno di nota visto che ricorreva proprio in quel giorno la "festa delle mamme". Osservandole davanti all'altare, mi è venuto spontaneo chiamarle "mamme gloriose", pensando alla testimonianza e alle opere dei loro figli sparsi nel mondo.

Unico spirito di universalità

Mi venivano in mente le mamme della Bibbia - Sara, Rebecca, Anna, Elisabetta, Maria... -, che hanno dato alla luce figli protagonisti nella storia della salvezza. Anche i figli delle nostre mamme, impegnati nei cinque continenti, senza far notizia nelle cronache dei mezzi di comunicazione, spendono tutte le loro energie per dare il proprio contributo alla costruzione di un mondo più umano, più cristiano.

Ma non c'erano solo le mamme. C'erano anche papà, fratelli, sorelle e nipoti... In tutti era vivo lo spirito missionario e di universalità, tanto che sembrava di essere in un mondo diverso, non più quello chiuso nel proprio benessere e diffidente nei confronti di altre culture, ma fatto di fratelli, persone la cui casa è il mondo.

Molti saveriani ormai sono anziani e non hanno più i genitori, ma hanno qualche fratello o sorella che fa sentire loro di non essere soli nell'avventura missionaria. La coppia più giovane di genitori sono gli Andreolli di Cagnano (Poiana Maggiore): l'anno scorso sono andati a vivere qualche mese con il figlio p. Paolo in Amazzonia. Non è una fortuna che può capitare a tutti i missionari, ma in questi tempi non è più una cosa straordinaria.

L'amicizia si rinnova

Abbiamo cominciato la festa con la celebrazione dell'Eucaristia, presieduta da p. Giuseppe Vignato che da 12 anni lavora in Congo. Era accompagnato dalla mamma. Ci ha parlato del suo lavoro in Congo, esattamente a Luvungi, nel Kivu. Porta il vangelo della speranza, non solo a parole, ma anche con opere importanti per migliorare il livello di vita della gente della sua missione: lui e gli altri saveriani hanno costruito un grande ospedale a Kamanyola, poi anche un acquedotto di undici chilometri a Luvungi, perché la gente possa bere acqua potabile e così vincere l'epidemia del colera.

Dopo la celebrazione della Messa, ci siamo seduti all'altra tavola per un buon pranzetto in un clima di grande fraternità. È stata una buona occasione per conoscerci meglio e rinnovare la nostra amicizia missionaria.



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