Domenica 26 aprile, presso il collegio Conforti in Via Aurelia, si è svolta l’annuale festa dei famigliari dei saveriani di Roma e del Lazio che sono sparsi per il mondo. Insieme ai saveriani che vivono nelle due case di Roma (casa generalizia e collegio Conforti) sono venute anche le sorelle saveriane di Roma e tante persone, anche da lontano, per partecipare a questo evento atteso. In tutto c’erano una sessantina di persone.

Un’oasi di misericordia

Dopo l’arrivo e l’accoglienza iniziale, abbiamo celebrato l’Eucaristia presieduta dal vicario generale p. Mario Mula. Durante l’omelia p. Mario ha offerto diversi spunti di riflessione per la vita cristiana, come singoli e come famiglie. Il vangelo della domenica ci ha presentato l’immagine del Buon Pastore.

Come Gesù Buon Pastore offre tutta la vita per le pecore, così anche noi siamo chiamati a diventare pastori, a prenderci cura del gregge, delle pecore che ci sono state affidate. A ciascuno, infatti, è affidato un piccolo gregge da accudire: i genitori anziani, una persona malata, i figli in crescita… tutte pecore da accompagnare, assistere con cura e dedizione.

È stata letta anche una parte del messaggio di papa Francesco in cui egli annuncia la celebrazione giubilare dell’anno della misericordia. “La prima verità della chiesa è l’amore di Cristo. Di questo amore, che giunge fino al perdono e al dono di sé, la chiesa si fa serva e mediatrice presso gli uomini. Pertanto, dove la chiesa è presente, là deve essere evidente la misericordia del Padre. Nelle nostre parrocchie, nelle comunità, nelle associazioni e nei movimenti, insomma, dovunque vi sono dei cristiani, chiunque deve poter trovare un’oasi di misericordia”.

Basta un origami per…

Prima della benedizione finale, io stesso, originario di Brescia e missionario in Giappone per 17 anni, dallo scorso ottobre a Roma per studio, ho presentato all’assemblea un cestino pieno di origami (foglio di carta più volte piegato, in stile giapponese) dall’aspetto di una gru in miniatura. Ciascun origami è stato realizzato da un cattolico giapponese e rappresenta una richiesta di preghiera per una necessità.

Al’indomani della sua partenza dal Giappone mi sono fatto “regalare” tanti origami con la promessa che avrei chiesto agli amici in Italia di pregare secondo l’intenzione della persona che aveva fatto l’origami. E così, ho fatto la proposta anche a tutti coloro che erano alla festa di famiglia: anche con gli amici e i parenti dei saveriani, ho mantenuto la promessa.

In questo modo semplice, abbiamo potuto sperimentare il legame di comunione attraverso la preghiera, anche se a distanza e non conoscendosi.

Alcuni dei familiari hanno detto che l’idea-impegno dell’origami erano ben pensati: si sono sentiti uniti ai cristiani giapponesi, che non incontreranno mai se non attraverso la preghiera.

Dopo la Messa, sempre in clima gioioso, ci siamo seduti per il pranzo. Al termine, scambiandoci i saluti, ci siamo dati appuntamento al prossimo anno.