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L’esperienza più originale nella mia attività missionaria in Africa è il cammino con le Ceb, le comunità ecclesiali di base. Un cammino che vuol dare una dimensione più fraterna e familiare alla comunità cristiana e che vuole avvicinare la fede alla vita concreta. Non è un cammino improvvisato, ma un programma di tutta la diocesi, pianificato da ormai 27 anni.

Legami di comunione

C’è una prima fase in cui si cerca di prendere coscienza del proprio valore e della propria responsabilità nella comunità che Dio ci ha donato. In seguito, ci si rende conto della necessità di costruire relazioni nuove in tutti i campi: più fraternità e solidarietà per realizzare concretamente quel regno di Dio che riconosciamo nella comunità cristiana, nata dalla Risurrezione e dalla Pentecoste.

Infine, creiamo legami di comunione vera e profonda fra noi, per essere luce, sale e lievito anche nell’ambiente circostante. Il progetto di Dio è per formare una sola famiglia di tutta l’umanità: realizzare questo progetto, anche con la docilità allo Spirito Santo, è impresa lunga e difficile. Basta guardare la fatica che facciamo anche noi, dopo 2000 anni di evangelizzazione!

“Il banano e il vento”

Tutto questo avviene nel contesto africano, con i limiti e le caratteristiche della nostra gente e con il loro ritmo di crescita che a noi, impazienti, appare sempre lento. Come ovunque, c’è chi comprende, chi non accoglie e chi non si interessa, ma qualcosa si muove e si costruisce.

Tutto è affidato ai laici, che si sentono protagonisti. Ogni due mesi un piccolo libretto li accompagna negli incontri settimanali, partendo da una piccola storia e con uno slogan per memorizzare e stimolare l’impegno. Un esempio: “Il banano senza il tutore non resiste al vento”. Il tutore è il palo di sostegno del banano quando il casco di frutti cresce e pesa enormemente: è un invito al sostegno reciproco…

Una sana competizione

Alla fine dei due mesi, durante la Messa domenicale, alcune testimonianze raccontano il cammino che la comunità ha fatto sul “valore” proposto.

Le piccole comunità si dividono compiti e ministeri per il loro gruppo e animano a turno anche la Messa domenicale. Anche questa “competizione” è stimolante. Tante cose che noi missionari non riusciamo a fare per il numero crescente dei battezzati, ormai le fanno loro e, facendo, sentono la gioia del dono.

Questo sistema, con i suoi alti e bassi e i suoi problemi, fa crescere in maturità e dà gioia e freschezza alla comunità. Ringrazio quindi Dio per il dono della missione. 



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