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''Fa’ subito ciò che devi fare''

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Molte persone si sentono in colpa perché non fanno abbastanza per gli altri. I motivi sono vari: c'è la pigrizia di aprire il cuore, c'è l'insistenza di chi chiede aiuto e collaborazione, c'è anche l'antipatia... La ragione principale, tuttavia, sta forse nel pensiero di rimandare ad altri tempi l'aiuto richiesto, magari pensando di poter corrispondere in modo più efficace. È un errore, perché quel giorno difficilmente verrà. Ci sarà sempre una ragione per rimandare l'aiuto al giorno dopo e ad altre situazioni migliori. Cari amici, quello che dobbiamo fare, facciamolo subito!

Cosa abbiamo da dare?

Per il cristiano è un dovere aiutare l'altro, perché il bisognoso che sollecita un aiuto è Cristo stesso. Si può rifiutare qualcosa a Cristo? Venendo meno alla legge dell'amore, sì. Ma non è questo che Gesù ci ha insegnato. Di fronte alla folla che lo seguiva da più giorni conducendo con sé malati di ogni tipo, Gesù comanda ai suoi discepoli di dare loro da magiare. L'ora è tarda: non c'è possibilità di trovare pane. Rimandare la folla alle loro case? Qualcuno potrebbe non farcela.

Gesù lo sa e dice ai suoi di far sedere la folla. Chiede ai suoi discepoli: "Che cosa avete da dare?". "Un fanciullo ha due pani e pochi pesciolini", gli risponde Filippo. Con la collaborazione povera e umile di un fanciullo, con la cena del povero Egli compie il miracolo. Quello che Gesù doveva fare lo fece senza rimandare ad altra occasione. Anche noi non vergogniamoci del poco che abbiamo in quel momento e non rimandiamo l'aiuto richiesto ad altri tempi. Ovviamente, non parlo solo dell'aiuto materiale.

Il bello di "viziare" i poveri

Santa Teresa di Calcutta diceva: "Cristo volle saziare la sua fame del nostro amore e si fece affamato, nudo e senza tetto, perché voi ed io potessimo vederlo, toccarlo, servirlo... Cristo aveva fame, non solo di pane, ma di un amore che sappia comprendere di essere amato, di essere conosciuto, di essere qualcuno per qualcuno. Era nudo non solo di vesti, ma anche della dignità umana, del rispetto per l'ingiustizia che si fa ai poveri. Sfrattato non solo da una casa di mattoni, ma con l'emarginazione dei carcerati, degli indesiderati, dei non amati, di quelli che camminano per il mondo, privi di ogni assistenza. E noi, andiamo incontro ad essi? Li conosciamo?". Sono domande impegnative, non credete?

Madre Teresa continua: "Quando leggo il vangelo non posso fare a meno di sorridere pensando a quelli che ci dicono che stiamo viziando i poveri, perché offriamo loro il nostro servizio gratuitamente. E non è male che ci sia per lo meno una congregazione che vizia i poveri, quando tutti viziano i ricchi? Noi non siamo assistenti sociali..." (dal discorso pronunciato a Philadelfia il 6 giugno 1976, al congresso Eucaristico internazione).

Volere è potere

Neppure io sono un assistente sociale o un sindacalista. Potevo esserlo, anche senza diventare sacerdote missionario. Potevo esercitare quelle funzioni anche a casa mia, formando una famiglia. Ho conosciuto i poveri, quelli veri, i primitivi(senza offesa) delle Mentawai e i senza terra in Brasile.

Un giorno un gruppo di donne vennero a chiedermi dieci sacchi di riso. "Portate via quello che trovate", ho risposto. Se ne andarono con alcuni chili di riso. Quando la gente ha fame non aspetta i nostri ritardi. In queste situazioni vale quanto Gesù disse a Giuda: "Quello che devi fare, fallo subito".

Cari amici: non tardate ad amare; non tardate a soccorrere; non tardate ad accogliere Cristo nel bisognoso, sia esso povero o ricco, sia esso compaesano o straniero. Dice il proverbio, "di buone intenzioni sono piene le fosse!". Vorrei cambiare le parole del titolo con queste: "Quello che puoi fare, fallo subito". Lo dico, prima di tutti, a me stesso.



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