Dimmi: “come ti chiami?”, Ogni nome ha un senso
Un giorno ero nel parco di Montecchio. Vicino a me giocava una bambina di otto-nove anni con la camicia gialla. “Come ti chiami?”, le chiedo. “Irina”, mi risponde lei. “Che bel nome - continuo io; sai cosa significa?”. A quel punto Irina interrompe il gioco, si gira verso di me e con la faccia pensosa mi dice che non lo sa
Un nome di pace
A Irina spiego che tutti i nomi hanno un significato che racchiudono un augurio e un messaggio. “Non hai mai chiesto a tua mamma perché ti ha chiamato così?”. La bambina, che prima era incuriosita, adesso si sente un po' impacciata per le mie domande insistenti. I suoi occhietti, in precedenza fissi sul mio volto, adesso non sanno più dove andare. Allora le chiedo se preferisce sapere il significato del suo nome dalla mamma, oppure se posso spiegarglielo io. Le dico che sono un missionario e che conosco il significato di molti nomi.
La bambina risponde che vuole saperlo subito. Le spiego che Irina significa pace . Avverto un guizzo di gioia e di orgoglio negli occhi di Irina, quando apprende il significato del nome, che fino a quel momento aveva portato senza conoscere. È contenta di aver scoperto il tesoro che racchiude quel nome con cui tutti la chiamano. Il nostro dialogo prosegue. Irina mi dice che ha molti amici. Comincia a farmi dei nomi, contandoli sulle dita della mano. Io le spiego il significato dei nomi che mi dice.
Una speranza in più
Le chiedo se ha sentito parlare ancora dei bambini che sono meno fortunati di lei. Mi risponde che ne ha sentito parlare a catechismo. Anche in televisione ha visto e sentito parlare dei bambini africani orfani, perché i loro genitori erano morti in guerra o per una malattia. Le spiego che nel mondo ci sono due miliardi di bambini e che la famiglia umana è composta da sei miliardi di persone. Mezzo miliardo di bambini è povero e vive male. Irina ha un cuore sensibile. Mi dice: “sono tanti, poverini!”. A questo punto cominciamo a parlare dei bambini del mondo. Irina ascolta con attenzione.
Alla fine, le dico che dovevo andare a confessare in chiesa. Irina mi chiede: “ma tu sei un prete?”. “Certo, e per tanti anni sono stato in missione”, le rispondo. Salutandola, le chiedo di pregare per i bambini del mondo. Mi dice che lo farà. Poi, con un sorriso grande, aggiunge: “grazie”.
Vado in chiesa a confessare, contento per quell'incontro nel parco di Montecchio. Ho la speranza che il futuro del mondo sarà migliore.