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Custodi della terra, non padroni del mondo

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È larga e profonda la voragine dei sacrifici umani e ambientali scavata dai diktat del business globale, dei potentati che sottomettono tutto al dio denaro, di una certa economia ossessionata dalla speculazione e dal lucro che comanda sull’umanità, rendendoci tutti - è il caso di dirlo - carne da macello. Il newyorkese come l’indio yanomano, tutti incamminati all’autodistruzione, a quelle latitudini e alle nostre, perché sempre più alienati dalla schiavitù dell’accumulo e del consumo.

Il Sinodo ci ha aperto gli occhi su questa realtà, quella della quale questi potentati, questi nuovi dèi, non vogliono si prenda coscienza. E ci chiede invece più coscienza, perché la tutela dell’ambiente non è l’interesse di alcuni fanatici, non è questione da ridurre alle istanze politiche di verdi od Ong, ma una realtà che riguarda tutti. E non abbiamo un pianeta di riserva sul quale spostarci.
O ci prendiamo cura della nostra casa comune adesso o comprometteremo il futuro della nostra stessa vita. Non ci è chiesto di vivere come gli yanomani, ma di consentire un’economia compatibile con l’ambiente, nel rispetto della loro vita e della nostra.

Per questo, il Sinodo ha chiesto un esame di coscienza soprattutto ai cristiani. Se tutto è interconnesso, non siamo padroni della Terra che possono spadroneggiare sulla vita, ma siamo chiamati a essere custodi di quanto Dio ha creato. Perché… Dio ha fatto tutto “in rete”, cioè in armonia. E se si tocca malamente qualcosa c’è tutta una filiera che ne viene compromessa, per sempre. Finora non abbiamo posto adeguata attenzione ai peccati contro l’ambiente. Dopo l’enciclica Laudato si’, il Sinodo ci sta facendo capire che anche il nostro stile di vita, schiavo del consumo, non è compatibile con l’ambiente. Ci fa capire che estrarre minerali in maniera selvaggia, mettendo a rischio persone ed ecosistemi, è un peccato… Sta portando alla luce, nel profondo, il tema del nostro rapporto con la natura: mancare al rispetto che le dobbiamo è un peccato grave fino all’ecocidio. La Chiesa può e deve far percepire la gravità del peccato contro l’ambiente come peccato contro Dio, contro il prossimo e contro le future generazioni.

p.4 regione panamazzonicaQuesto Sinodo, figlio della Laudato si, sta perciò indicando la possibilità di poter cambiare rotta con un’ecologia integrale come forma di conversione al vangelo. Perché solo con una relazione di “alleanza con l’altro” uomini e natura avranno futuro. L’ecologia integrale è l’antidoto a questo modello disumanizzante che divora l’ambiente e le vite delle persone.
L’imperativo cristiano di custodire la Creazione, in quanto dono del Padre, è presupposto della vita umana. È stato S. Francesco d’Assisi a parlare della Terra come madre e delle creature come sorelle e non era un santo naif. L’ecologia integrale, dunque, è un tratto che già ci appartiene e appartiene alla chiesa. Si tratta di farlo riemergere. Di tornare a S. Francesco. È qui, in fondo, la prospettiva e la profezia di questo Sinodo. Avvenire, 13 ottobre 2019



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