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Chiamati alla missione: Chiamati per convertirci

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Secondo la Bibbia, la vocazione è la chiamata di Dio per una missione particolare. Così è la vocazione di Abramo, di Mosè, dei profeti, di Maria e dello stesso Gesù.

La Bibbia dice però che la vocazione è anche conversione. La conversione che comincia a realizzarsi quando chi è chiamato si mette a disposizione di Dio, nel momento in cui dice di sì a Dio.

L'adesione di Quando Maria, la giovane ragazza ebrea, aderisce al piano di Dio, ella riorganizza tutta la sua vita secondo il volere di Dio, dandovi una nuova direzione rispetto a quella programmata. E' l'esperienza della vocazione - conversione, cioè dell'affidarsi e abbandonarsi totalmente a Colui che chiama.

Ricordate lo splendido dialogo de I promessi sposi tra l'Innominato e il cardinale Federico?

- Oh! che preziosa visita è questa! - disse il cardinale. Voi avete una buona nuova da darmi".
- Una buona nuova, io? Ho l'inferno nel cuore; e vi darò una buona nuova? Ditemi voi, se lo sapete, qual è questa buona nuova che aspettate da un par mio".
- "Che Dio v'ha toccato il cuore, e vuol farvi suo", rispose pacatamente il cardinale.
- "O certo! Ho qui qualcosa che mi opprime, che mi rode! Ma Dio! Se c'è questo Dio, se è quello che dicono, cosa volete che faccia di me?" Queste parole furono dette con un accento disperato; ma Federico, con un tono solenne, come di placida ispirazione, rispose:
- "Cosa può fare Dio di voi? Cosa vuol farne? Un segno della sua potenza e della sua bontà".

La conversione talvolta giunge improvvisamente nella vita di una persona - come nel caso dell'Innominato oppure dei grandi convertiti, come Paolo di Tarso, Agostino d'Ippona, Charles de Foucauld, Jacques Maritain, Edith Stein -, ma non si compie mai in un istante, perché è la persona stessa, nella sua libertà, che deve dire di sì a Dio. E il sì non è questione di un attimo, ma di un cammino che continua. Può iniziare in un momento improvviso, ma dura tutta la vita, come una lunga esperienza di conversione. La conversione, infatti, non è un semplice cambiamento di umore, ma qualcosa di più profondo. Coinvolge tutta l'avventura umana, psicologicamente e spiritualmente.

Il problema non sta dalla parte di Dio, sempre vicino e disposto all'alleanza. Sta dalla parte nostra, perché noi non lo percepiamo presente negli eventi della nostra vita e nemmeno come un alleato. Nelle sue Confessioni Agostino scrive: "Tardi ti ho amato. Ed ecco che tu stavi dentro di me ed io ero fuori; e là ti cercavo. E io, brutto, mi avventavo sulle cose belle da te create. Tu eri con me, ma io con te non ero". E l'Innominato replica a Federico: "Dio! Dio! Dio! Se lo vedessi! Se lo sentissi! Dov'è questo Dio?".

Come loro anche noi, quando ci convertiamo, siamo sempre in ritardo rispetto alle attese di Dio, perché facciamo fatica a volgere le spalle al nostro passato. Sebbene siamo affascinati dalle parole e dalle opere di un "maestro buono" come Gesù, ci rassegniamo, come il "giovane ricco", a vivere lunghi anni in una specie di standby vocazionale.

Inoltre, per quanto afflitti dalle nostre chiusure a Dio, ci fidiamo troppo dei nostri "molti beni" e delle nostre "molte ricchezze". Queste fanno crescere in noi quell'eterno bambinone, che anche se religiosamente ben "palestrato", è poco esercitato nella fede e nell'abbandono a Dio.

"Una sola cosa ti manca", continua a dirci il maestro Gesù, la più importante: "Convertitevi e credete al vangelo". Così noi torniamo sui nostri passi e, tristi, aspettiamo qualche altro guru, che, in maniera più soft di Gesù, muova le acque attorno noi. Eppure c'è una tale differenza tra il maestro di Nazaret e tutto ciò che non è lui!

Per concludere, mi rivolgo a te, giovane, che sei in cerca di felicità e di verità: a quale guru intendi affidare il tuo futuro? Se vuoi un maestro "buono", segui Colui che ha il coraggio di avvertirti: "Una sola cosa ti manca. Va', vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi".



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