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Camminare accanto a un popolo

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Tornando tre anni fa in Congo RD, dopo trent’anni di assenza, mi ha fatto bene l’accoglienza calorosa delle sorelle e della gente. In un popolo ancora segnato dalle guerre subite dal 1996, ho ammirato una maggiore coscienza civile e l’impegno dei genitori per mandare i figli a scuola.

Al Centro sanitario di Luvungi, nella piana della Ruzizi, al confine con Burundi e Ruanda, il mio compito era curare il rapporto con il personale, vigilare sul servizio ai malati, provvedere all’approvvigionamento dei farmaci e alle pratiche relative alla gestione. In Congo le cure sono a carico dei malati e delle loro famiglie. Grazie alla solidarietà di tante persone vicine e lontane, potevamo assicurare anche ai più poveri il diritto alla salute. Alla vigilia di Natale, un signore, venuto da Kinshasa in visita al papà diabetico, mi sentì esclamare: “Se ci fosse qualche ricco che aiuta i malati poveri a pagare le cure!”. L’uomo andò in segreteria e lasciò discretamente 200 dollari per loro.
Il Centro è anche impegnato nella prevenzione, attraverso le vaccinazioni, le visite delle mamme incinte e l’animazione sanitaria e nutrizionale, per informare sulle cause reali delle malattie e su come prevenirle. Grazie alle vaccinazioni, non abbiamo più casi di poliomielite e neppure di morbillo, che era mortale.

È bello vedere uscire dal Centro persone risanate, ma è una sofferenza vedere che la mortalità infantile è ancora alta, in particolare per gravi forme di malaria. Aumentano gli ammalati di tubercolosi e diabete. Ai primi, lo Stato provvede con cure gratuite, mentre per i secondi tutto è a pagamento. Spesso ci giungono persone diabetiche che hanno interrotto le cure per mancanza di soldi e, a volte, per questo motivo muoiono.

Un’altra sfida è la malnutrizione dei bambini, dovuta sia alla situazione familiare, sia ad altri motivi, come la siccità, che ha infierito lo scorso anno, le patologie delle coltivazioni e l’acquisto di terre da parte di ricchi possidenti. Curando e nutrendo i bambini malnutriti, insegniamo anche alle mamme come migliorare l’alimentazione, valorizzando le risorse locali, incoraggiandole a coltivare.

Quest’estate, a Uvira, dal Centro Béthanie per bambini portatori di handicap, dove lavorerò al mio ritorno, una ventina di bambini con labbro leporino sono stati operati dai medici italiani dell’Associazione “Progetto Sorriso”. Tutti hanno lavorato a forte ritmo e gratuitamente, testimoniando ancora una volta condivisione e vera fraternità verso il personale locale e i malati.
Mi ha fatto bene vedere la fede in Dio del popolo congolese, mettermi al suo fianco e sperare con lui in un futuro migliore. Ho sperimentato che il Signore, anche attraverso gente piccola e povera come noi, realizza il suo disegno.

Un giorno ero stata da un artigiano per acquistare alcune grondaie per il Centro. I numerosi bimbi che giocavano nel piazzale mi hanno accolto calorosamente e uno di loro, di 3 o 4 anni, mi ha toccato un braccio e mi ha chiesto: “Chi ti ha fabbricata e dove?”. Dopo un momento di sorpresa, gli ho risposto: “Mi ha fabbricata Dio e anche tu sei stato fatto da Dio; è lo stesso artigiano che ci ha fabbricati: noi tutti siamo figli suoi”. È partito verso i suoi amici cantando e danzando: “Siamo tutti figli di Dio!”.

Per me, la missione è camminare a fianco, insieme alla gente, avendo come lampada la Parola di Dio, che illumina il cammino. È darci una mano perché Dio sia davvero accolto come il Padre di tutti e ci riconosciamo vicendevolmente come fratelli e sorelle. Molto spesso sono i piccoli che ce lo ricordano.



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