Bangladesh, che nostalgia!
P. Arduino Rossi, insieme a p. Enzo Tonini e p. Andrea Gamba, è attivo nell’area pastorale di Reana. I “tre” hanno come punto di riferimento la parrocchia di Rizzolo, dove vivono. P. Arduino è ben contento di trovarsi nella comunità di Udine nella quale è giunto in agosto. E lui si fa ben volere al primo incontro per la giovialità e apertura con cui avvicina le persone.
Ha una lunga esperienza missionaria in Bangladesh: ben 38 anni. Lì le diocesi sono otto e i cristiani circa 90 mila su 160 milioni di abitanti. P. Arduino ha avuto la gioia di fare di nuovo un salto in quella terra, tanto per “ammazzare” la nostalgia. L’abbiamo intervistato prima di partire.
Come mai questo viaggio?
Potremmo dire che di mezzo c’è sempre il Signore. Ho espresso al mio superiore la richiesta di una famiglia bergamasca, che per la terza volta, si reca in Bangladesh, la quale ha manifestato il desiderio di regalarmi il viaggio per il mio ottantesimo compleanno. Ho accettato più che volentieri il regalo, ringraziando anche i superiori...
In Bangladesh come si vive la quaresima?
Prima di tutto non bisogna pensare a una rinuncia al cibo o al digiuno, perché la povertà in quella nazione è ben conosciuta da tutti. C’è invece l’impegno per una vita di preghiera più intensa e un’attenzione tutta speciale per gli ammalati e le persone sole.
Ogni venerdì poi è vissuto in modo tutto particolare, avendo come punto più alto il venerdì santo. In questa giornata, sono celebrate ben tre “via crucis”: una per i bambini, una per le donne al pomeriggio, e la sera invece per tutti gli uomini e per quelli che, durante il giorno, riescono a lavorare.
Dove sei stato?
Per molti anni ero a Borodol, la parrocchia più isolata della diocesi di Khulna, e mi sono trovato subito bene in mezzo a quella gente. Mi sentivo davvero contento e realizzato come sacerdote e missionario. Non è stato facile lasciare quel posto per andare altrove.
E a Dhaka cosa facevi di bello?
Ero alla casa dell’accoglienza. Ogni anno venivano dall’Italia dai dieci a venti medici per una quindicina di giorni e poi andavano a Khulna, dove hanno creato un piccolo ospedale. Si mettevano a disposizione di chi aveva bisogno e c’era sempre una marea di gente ad aspettarli. L’iniziativa si è interrotta lo scorso anno dopo l’attentato di Dhaka, nel quale hanno perso la vita alcuni italiani.
Buon viaggio p. Arduino. Ti aspettiamo per ascoltare le tue nuove avventure di questo breve “bagno” in Bangladesh.