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Assumere una mentalità non-violenta

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Quello che vediamo all’opera in Ucraina è l’ennesimo braccio di ferro tra i complessi militari e industriali di Stati uniti, Russia e dei Paesi della Nato. Gli stessi Paesi europei, Italia compresa, non hanno disdegnato di fare affari sia con la Russia che con l’Ucraina.

I dati ufficiali, tratti dai rapporti europei sul monitoraggio della vendita di armi, riportano che dal 1998 al 2020 sono state autorizzate esportazioni di materiali militari dai Paesi Ue all’Ucraina per quasi 509 milioni di euro e consegnati 344 milioni, mentre alla Federazione Russa ne sono stati autorizzati per 1,9 miliardi di euro e consegnati 744 milioni di euro. L’Italia ha persino consegnato armi alla Russia, nonostante fosse in vigore l’embargo di armamenti deciso a livello europeo il 31 luglio 2014 per il coinvolgimento russo nel conflitto in Ucraina (Crimea). Dopo una pausa delle esportazioni, i dati del commercio estero dell’Istat segnalano per il 2021 una ripresa di armi “leggere” e munizioni destinate a corpi di polizia o enti governativi russi.

Dall’altra parte, gli Stati Uniti investono miliardi di dollari in spese militari, quando cittadini statunitensi vivono senza assistenza sanitaria, alloggi o sicurezza alimentare. Questa corsa agli armamenti, non solo convenzionali ma anche nucleari, nell’intento di sfidare l’avversario, non fa altro che sviluppare la dottrina delle “sfere di influenza”, utilizzando vari paesi come teatri di guerra e dove spesso non si combattono direttamente ma attraverso forze militari di governi amici o alleati e milizie locali. Lo si è visto in Libia, in Afghanistan, in Siria, in Yemen, nella zona del Sahel, per citarne alcuni ed ora anche in Ucraina.

p.4 tank russo Iveco“Per noi è importante assumere una mentalità non violenta condannando l’azione militare della Federazione Russa in Ucraina, esprimendo la massima solidarietà alle popolazioni coinvolte, sostenendo tutti gli sforzi delle società civili pacifiste, dei lavoratori e lavoratrici in Ucraina e in Russia che si oppongono alla guerra con la non violenza”. Così si esprime la Rete Italiana Pace e Disarmo con tutte le Organizzazioni che vi aderiscono. È sempre più necessario agire per il disarmo, con la conseguente riduzione delle spese militari, favorire la neutralità attiva, sviluppare forme di resistenza non violenta.

Ora è il tempo dell’assistenza umanitaria e della protezione della popolazione civile. È importante arrivare a un accordo che permetta il passaggio sicuro delle agenzie internazionali e delle organizzazioni non governative, al fine di portare il più grande aiuto possibile alle popolazioni colpite. Anche la diplomazia deve attivarsi congiuntamente alla pressione internazionale, evitando a tutti i costi avventure militari che mettono la loro fiducia nell’uso delle armi. La ricerca della sicurezza deve essere condivisa mobilitando, soprattutto, le società civili di Ucraina e Russia. Resta sempre vivo il sogno di costruire un’Europa di pace, senza armi nucleari dall’Atlantico agli Urali.



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