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È stato calcolato che su 250 milioni di abitanti dell’Indonesia, 11 milioni hanno l’assicurazione, 240 milioni utilizzano il cellulare, quasi 15 milioni hanno un carta di credito, 60 milioni hanno un conto in banca e lo sviluppo del commercio via internet cresce del 30-40% all’anno.

Questi dati mostrano il desiderio che tutti abbiamo di connetterci. L’uomo non vuole soltanto comunicare, ma creare una comunità in cui relazionarsi e avere legami con altre persone, a partire da interessi comuni. Con il rapido avanzare della tecnologia, è radicalmente cambiata la persona, il suo modo di pensare, di agire e di relazionarsi.

Potenzialità e rischi della tecnologia

Gli strumenti tecnologici ci rendono capaci di fare quasi tutto, persino ciò che mai ci saremmo immaginati. L’Indonesia, lasciata dieci anni fa, da questo punto di vista oggi è completamente cambiata. Si tratta di una sfida che dobbiamo accogliere.

Ho tenuto un ritiro spirituale a circa duecento studenti di teologia nella università Atma Jaya, a Jakarta. Stavano studiando per poter diventare catechisti. Mi avevano chiesto di trattare il tema dell’uomo digitale. I catechisti di oggi studiano la teologia e, allo stesso tempo, conoscono bene la tecnologia, con tutte le sue potenzialità. Essa infatti ha tanti pregi e rende la nostra vita più facile, ma ha anche i suoi rischi. Può rovinare la nostra vita quando, per esempio, qualcuno diventa dipendente dai giochi online. Non è affatto facile integrarla nella propria vita. E gli strumenti digitali sono presenti anche nelle isole (Papua, Celebes, Molucche).

La formazione dei seminaristi

Uno dei problemi che riscontriamo nei seminari minori è quello di aiutare i futuri presbiteri all’uso responsabile degli strumenti digitali. Tanti formatori hanno addirittura deciso di vietare l’uso dei cellulari durante gli anni del seminario, altri cercano di limitarli. Comunque, siamo chiamati a condividere la gioia e la fatica dell’annuncio nel mondo di oggi, che è in rapida trasformazione.

Per questo motivo, ai formatori dei seminari minori è stato proposto di iniziare un cammino di pastorale digitale, attraverso vari incontri in diverse località dell’Indonesia. Così, insieme alla Conferenza episcopale indonesiana, ci siamo riuniti per pensare come preparare i futuri sacerdoti e religiosi dell’Indonesia.

I seminaristi che provengono dalle città moderne, dove si trova tutto, hanno abitudini diverse da quelli che invece arrivano dalle fitte foreste, dalle pianure o dai paesi sulle coste. I cellulari utilizzati hanno un grande impatto sulla loro vita. Tutti hanno almeno un cellulare, per ascoltare le canzoni, chattare con gli amici, giocare, navigare… In questo modo, però, i formatori non sono più l’unica guida...

La priorità è sempre l’annuncio

Nei seminari accade un po’ di tutto: a volte qualcuno ruba le cose altrui per ricaricare di soldi il cellulare, si nascondono i telefoni in soffitta nonostante sia possibile usarli in modo limitato o sono accesi fino a tardi per mantenere i contatti nelle reti sociali! Pur senza generalizzare c’è il rischio che i seminaristi, giorno dopo giorno, diventino poco trasparenti, egoisti, poveri nelle iniziative, poco coerenti.

Non dobbiamo scandalizzarci. Questi seminaristi diventeranno le nostre guide fra dieci o quindici anni, e vanno aiutati a crescere bene e a vincere questi pericoli. Anche a noi missionari la tecnologia offre la possibilità di condividere con tante persone la bellezza del vangelo, ma è importante non farsi travolgere, perché anche nel mondo digitale la priorità è l’annuncio.



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