Sono già andato per le lunghe, ma ora me n'è appena successa un'altra che mi ha proprio spiazzato. Sono indaffarato a riciclare un pezzo di vecchia grondaia di plastica per trasformarla, perfettamente sagomata, in una specie di stivale rigido e apribile per Faruk (gamba fracassata, sull'orlo d'essere amputata). Dopo cinque mesi di ingessatura, secondo il dottore, necessita ora di questo aggeggio per curare la carne spappolata ancora bisognosa di cure giornaliere. Alzo la testa e mi trovo davanti Abu Sahed, un disabile che è stato con me 15-20 anni fa, quando era ancora un ragazzino e aveva un braccio invalido dall'infanzia (braccio bruciato dal fuoco e non più estendibile, neppure dopo l'intervento dei nostri bravissimi medici italiani).

Non lo rivedevo da anni Abu Sahed. Ci guardiamo in faccia entrambi pieni di gioia: lui è sudato marcio perché, nonostante la sua disabilità, per mantenere la famiglia guida un risciò per merci (carico fino a 400 chilogrammi circa). "Passavo di qua - mi dice - e mi sono fermato per rivederti...". Vorrei fargli un regalo: ho ancora un piccolo mango, l'ultimo della nostra pianta, e vi aggiungo 200 taka, l’equivalente di 2 euro.

Si commuove e gli occhi non smettono di brillare, il sorriso gli si ingigantisce, mentre ancora gronda sudore da tutte le parti. Mi saluta, ma dopo qualche minuto si ripresenta con due manghi giganteschi. Sono imbarazzato… Accettare quel dono, mi pare quasi di fare un furto; ma per non turbare la sua gioia, accetto e ringrazio.

Un'ora dopo, un mio collaboratore si presenta con altri due manghi giganteschi. Mi dice: "È tornato ancora Abu Sahed; ha sentito che stavi pranzando e non ha voluto disturbarti. Ha lasciato questi per te”. "Oh nooo!”, esclamo io.

Incredibile questo “anno della Misericordia”: Abu Sahed, povero musulmano handicappato, batte il cristiano padre Gabriele 4 a 1. Speriamo che da lassù l'Arbitro Misericordioso mi dia l'opportunità dei "tempi supplementari", nella speranza di migliorare almeno un po’ il risultato. Chissà!