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Padre Luigi è stato provato, è stato saggiato come oro nel crogiuolo, è stato trovato degno di Dio. Era una persona speciale! Bastava addentrarsi un po’ di più nel suo “spazio vitale” per coglierne l’intensità, l’onestà, la passione che bruciava dentro per ogni confratello, la missione e la congregazione! Era una persona abbastanza schiva e riservata, quasi timida, ma coltivata, elegante, intellettualmente brillante e spiritualmente profonda.

Una personalità forgiata sulla base di un’umanità ricca, dotata e rafforzata dall’intervento del Signore attraverso la sua Parola.

Quasi per caso mi sono trovato in mano una descrizione della sua “vita spirituale”:

“Al momento dell’elezione a superiore generale avevo dentro di me una grande ansia e la tentazione del rifiuto era grandissima. Però non ho voluto, allo stesso tempo, mettermi contro la volontà di Dio, che in quel momento si manifestava come esattamente contraria alla mia volontà. Ora devo prendere con decisione questo impegno e cercare di fare del mio meglio perché il Signore non si lamenti di me. Più che mai sento la necessità di pregare molto, in modo semplice e costante: la messa al centro di tutto, la confessione, il breviario e il rosario quotidiano, la meditazione, la conoscenza del magistero della Chiesa. Ho l’esempio vivo di mia mamma che pregava sempre il rosario (3 volte al giorno), che aveva il suo libretto di preghiere tutto sdrucito, e in questo modo ha portato con nobiltà la sua croce. Mi diceva sempre: Sia fatta la sua Volontà. Proprio così”.

Il suo incontro con l’ideale saveriano fu forte, coinvolgente, totalizzante.

In molti abbiamo sperimentato il suo profondo affetto per questa famiglia, diventata la “sua” famiglia, assumendo via via incarichi e responsabilità fino a quella di superiore e Padre. Una delle ultime sue visite fu ai saveriani in Thailandia, l’ultima missione aperta. I nostri confratelli hanno scritto: “Nonostante la stanchezza, ha condiviso la semplicità delle nostre due comunità, senza troppe comodità, si è adattato a tutti gli inconvenienti, il cibo thailandese e le case non molto attrezzate.

Ci ha ricordato che per fare comunità non basta lo spirito, ma abbiamo bisogno di vederci fisicamente, di avere momenti frequenti, se non quotidiani, di fraternità, condivisione, preghiera.

È stato bello vedere la sua gioia quando siamo andati a visitare gli ultimi nelle baraccopoli di Bangkok o quando siamo andati nei villaggi del Nord. «Questa è la nostra missione», mi ha detto un giorno. Come missionari, non possiamo rifiutarci di metterci in gioco in questi luoghi, in questi spazi che ci vengono offerti per l’annuncio della Buona Novella”.

Grazie, p. Menegazzo, per la tua vicinanza, per il tuo aiuto, per il tuo sostegno, per la tua capacità di essere chiaro, schietto, fermo e allo stesso tempo comprensivo e aperto. Grazie per averci accompagnato fin dagli inizi, per esserti preoccupato affinché lo spirito missionario non venisse meno, per non esserti risparmiato durante le tue visite, ma anche nei tuoi consigli da Roma.

A p. Luigi, va il nostro grazie sincero e fraterno per essere stato davvero, per tutti noi, un fratello, amico e Padre! 

Buon viaggio. Insieme a s. Guido Conforti, continua ad accompagnarci! 



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