Skip to main content
Condividi su

Qualche anno fa, mi trovavo in un quartiere periferico della metropoli Belem do Parà, un insieme di città unite, di quasi tre milioni di abitanti. Il quartiere era a circa 6 chilometri dall’immondezzaio a cielo aperto di questa metropoli amazzonica.

La raccolta dei rifiuti urbani si aggira sulle 40 tonnellate al giorno e non esiste la raccolta differenziata. La combinazione di rifiuti in putrefazione, il caldo torrido e umido, il fumo dei roghi per eliminare una parte del materiale non riciclabile, il fetore rendevano questo luogo un’anticamera dell’inferno. Qui lavoravano 900 “catadores de lixo”: uomini e donne che selezionavano ciò che arrivava e che poi rivendevano. Un lavoro infame, ma che fruttava circa 500 euro al mese, il doppio di uno stipendio come commesso in un supermercato. Attorno all’immondezzaio c’era la vita: cappelline di varie chiese evangeliche (tra cui una cattolica), mini vendite di alimentari, centri di aggregazione del comune, scuole. La comunità cattolica era in crisi.

Ho proposto a un gruppo di giovani vacanze di Natale alternative. Abbiamo iniziato un’esperienza di servizio, per rianimare questa comunità. Un’esperienza che divenne famosa in tutto il Brasile grazie all’interessamento delle Pontificie Opere Missionarie. Iniziammo, all’epoca, un servizio fatto di visite alle famiglie, giochi con i piccoli, attività con le mamme, alcune giovanissime. Le giornate di vita assieme si alternavano tra servizio, preghiera e riflessione. Un giorno, un ragazzo disse: “Non possiamo aiutare stando lontano da questa gente. Dobbiamo trovare una casa per vivere in mezzo a loro”. Per il tempo di Natale, l’idea cadeva a pennello. Non si può amare restando a distanza: l’amore vero implica coinvolgimento, il cui prezzo era molto alto. Non era facile vivere in mezzo all’inferno della puzza, tra violenza, inquinamento e isolamento.

Questa intuizione era giusta per il servizio che volevamo fare e questa era ed è la logica del Natale. Il Dio lontano che si fa vicino all’uomo al punto di assumere la natura umana. Dio è amore: lo dimostra con la scelta di avvicinarsi all’umanità. Come dice san Paolo ai Filippesi: “… pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini”.
Con una sequenza di gesti che sono la biografia dell’uomo Gesù: embrione, feto, nascituro, infante, bambino, adolescente, giovane, adulto… Ogni tappa biologica diventa un avvicinamento a ogni persona, di ogni età, razza e luogo. Nessuno escluso!



Logo saveriani
Sito in costruzione

Portale Unico dei Saveriani in Italia

Stiamo finalizando la nuova versione del portale

Saremmo online questa estate!

Ti aspettiamo...

Versione precedente del sito