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La Pasqua del Signore è davanti ai nostri occhi. Ancora una volta possiamo commemorare e rivivere i profondissimi misteri della passione, morte e Resurrezione di Gesù.

È un dato di fatto che è il Natale la festa più popolare della cristianità. Con il suo corredo di luci, spettacoli, regali e tradizioni. Un Natale spesso secolarizzato e consumista, che ignora il Festeggiato.

Ma il cristiano intelligente sa che la festa più importante dell’anno è la Pasqua del Signore, morto, sepolto e risorto, preceduta e preparata dal tempo sacro dei quaranta giorni.

Festa dalle radici profonde…

La Pasqua è una festa che ha radici molto antiche e profonde. I pastori prima della transumanza di primavera immolavano un agnello o capretto per implorare il soccorso della divinità contro i pericoli del viaggio che dovevano intraprendere. Israele si è impossessato di questa festa della natura, festa notturna, primaverile, al chiarore della luna piena, per farne la celebrazione commemorativa dell’uscita dall’Egitto, del gran dono della liberazione accordato da Dio al suo popolo.

Si legga a questo proposito il capitolo 12 dell’Esodo. “Notte di veglia fu questa per il Signore, per farli uscire dal paese d’Egitto. Questa sarà una notte di veglia in onore del Signore per tutti gli Israeliti di generazione in generazione” (Es 12,42).

“Ho desiderato mangiare questa Pasqua con voi…”

Non è un caso che Gesù abbia celebrato il pasto di addio con i suoi amici nel contesto della cena pasquale ebraica, per dare così compimento alla Pasqua antica. I tre vangeli sinottici sottolineano la cura con cui il Signore ha preparato e celebrato questo appuntamento. Ci toccano il cuore le parole con cui Gesù ha aperto il convito pasquale: “Ho desiderato, sì ho desiderato mangiare questa Pasqua con voi prima della mia passione, poiché io vi dico: non la mangerò più, finché non si compia nel Regno di Dio” (Lc 22,15-16).

Il quarto evangelista, invece, Giovanni, il discepolo che Gesù amava, che stava presso la croce, che ha visto e reso testimonianza del colpo di lancia inferto al costato del Crocifisso, fa coincidere la morte di Gesù con l’ora in cui al tempio venivano immolati gli agnelli per il pasto pasquale della sera (Gv 19,31).

Cielo e terra, divino e umano si uniscono

I quattro evangelisti, infine, sottolineano il primo giorno dopo il sabato come giorno della Risurrezione: “Nel giorno dopo il sabato, Maria di Magdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand’era ancora buio e vide che la pietra era ribaltata dal sepolcro” (Gv 20,1).

Ecco la fisionomia della Veglia Pasquale: notte della Liberazione, notte della Risurrezione, notte della  Iniziazione.

Fin dall’antichità cristiana la notte di Pasqua è stata scelta come tempo ideale per generare i nuovi cristiani. Questo è vero anche oggi: i catecumeni, dopo un lungo tirocinio di preparazione, passano attraverso le acque del battesimo, ricevono il crisma della salvezza, si accostano per la prima volta alla tavola del Signore e della chiesa. “Notte veramente beata, in cui il cielo si unisce alla terra e il divino si unisce all’umano”, canta il preconio pasquale.

In Africa è festa di popolo

Qui in Africa la veglia pasquale è una festa di popolo. L’Africa ama pregare, cantare, danzare…

Certamente il numero dei battesimi non è criterio adeguato per misurare la qualità della missione, forse neppure quello più importante. Ma è altrettanto vero che gioisce il cuore del missionario quando tocca con mano che il vangelo di Gesù penetra i cuori e la chiesa si risveglia nelle coscienze.

L’augurio è che ci lasciamo educare dalla pedagogia della chiesa, dal linguaggio dei segni e che la rinnovata celebrazione annuale della Pasqua alimenti in noi la gioia dell’appartenenza a Cristo e al suo Corpo sociale che è la chiesa. Il linguaggio popolare ha forgiato l’espressione: “Felice come una Pasqua”. Espressione indovinata. Infatti, la sera di Pasqua: “Gioirono i discepoli al vedere il Signore” (Gv 20,20). 

Buona Pasqua!

  • Giovedì 06 Aprile 2017.


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