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La Quaresima è un forte invito a tornare a Dio “con tutto il cuore”, a non accontentarsi della mediocrità, a crescere nell’amicizia con Gesù, amico che non ci abbandona mai. Anche quando pecchiamo, egli attende il nostro ritorno a Lui. La Parabola dell’uomo ricco e del povero Lazzaro (Lc 16,19-31) ci dice come raggiungere la vera felicità e la vita eterna.

Lazzaro non ha la forza di risollevarsi, giace alla porta del ricco e mangia le briciole che cadono dalla sua tavola, ha piaghe in tutto il corpo e i cani vengono a leccarle. È un rifiuto umano. Egli non è un fastidioso ingombro, ma un appello a convertirsi, a cambiare vita, ad aprire la porta del cuore all’altro. Ogni persona è un dono, sia il nostro vicino sia il povero sconosciuto.

La Quaresima ci faccia aprire la porta ad ogni bisognoso e riconoscere in lui o in lei il volto di Cristo. Ognuno di noi ne incontra sul proprio cammino. Ogni vita che ci viene incontro è un dono e merita accoglienza, rispetto, amore.

Il ricco, al contrario del povero Lazzaro, non ha un nome, è qualificato solo come “ricco”. Gli abiti che indossa sono di un lusso esagerato. La porpora era molto pregiata, più dell’argento e dell’oro, riservata alle divinità e ai re. La sua ricchezza è esibita ogni giorno.

Dice l’apostolo Paolo che “l’avidità del denaro è la radice di tutti i mali” (1 Tm 6,10). Il denaro può dominarci e diventare un idolo tirannico (EG 55). Invece di renderci solidali con gli altri, può asservire noi e il mondo intero a una logica egoistica che non lascia spazio all’amore e ostacola la pace.

Per il ricco non esiste altro che il proprio io. Le persone che lo circondano non entrano nel suo sguardo. L’attaccamento al denaro lo rende cieco, incapace di vedere il povero affamato, piagato e prostrato.  Si comprende perché il vangelo sia così netto: “Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza” (Mt 6,24).

Il ricco e il povero muoiono entrambi. Tra i tormenti dell’aldilà il ricco riconosce Lazzaro e vorrebbe che alleviasse le sue sofferenze con un po’ di acqua. I gesti richiesti a Lazzaro sono simili a quelli che avrebbe potuto fare il ricco e che non ha mai compiuto.

Questi chiede ad Abramo di mandare Lazzaro dai suoi fratelli ancora in vita per ammonirli; ma Abramo risponde: “Hanno Mosè e i profeti; ascoltino loro”. E di fronte all’obiezione del ricco, aggiunge: “Se non ascoltano Mosè e i profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”.

La radice dei mali del ricco è nel non prestare ascolto alla Parola di Dio; questo lo ha portato a non amare più Dio e quindi a disprezzare il prossimo. La Parola di Dio è capace di convertirci e orientarci a Dio. Ci aiuta ad aprire gli occhi per accogliere la vita e amarla, soprattutto quando è debole.

Chiudere il cuore al dono di Dio che parla ha come conseguenza chiudere il cuore al dono del fratello.



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