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Cari amici, da tanto non mi faccio vivo. E l’occasione per farlo è proprio speciale. Infatti, la sera di sabato 11 ottobre 1969, nella chiesa di Settecamini, mons. Ettore Cunial (ausiliare di Roma) mi ha ordinato presbitero. Domenica 12 ottobre ho celebrato la “Prima Messa” nella chiesa di Santa Lucia, ancora incompiuta (il parroco era il carissimo don Antonio Morelli). Sono passati 50 anni da quei giorni. E per condividere questo traguardo sono tornato in famiglia per un paio di mesi. Dal 2017, infatti, sono in Bangladesh, a Khulna, nella “Domus”, cioè la casa principale dei saveriani. Lì teniamo le nostre assemblee, i ritiri spirituali, gli incontri vari, lì i confratelli possono venire per riposare e rifocillarsi un po’ dalle fatiche missionarie. Risiedono alcuni confratelli: p. Giacomo, superiore dei saveriani in Bangladesh; p. Carlos, messicano, che si occupa dell’Ospedale “Santa Maria” e dei medici volontari italiani che vengono a turno; p. Mimmo, direttore del Centro per il dialogo interreligioso; p. Livio, il più anziano (84 anni), ma in ottima salute. Tutti diamo una mano nell’attività pastorale, collaborando con i missionari e i presbiteri locali. C’è anche un piccolo cimitero dove sono sepolti 7 saveriani deceduti in Bangladesh (p. Chiofi, p. Nava, p. Garello, p. Tedesco, p. Abbiati, p, Gasparotto, p. Coni). Sul muretto di cinta sono incisi i nomi di tutti i saveriani defunti, che hanno dedicato parte della loro vita alla missione in Bangladesh.
Come “rettore” della Domus, mi occupo dell’ospitalità ai missionari, che sono una ventina. Cerco anche di provvedere alla manutenzione delle moto, il mezzo ordinario per viaggiare e visitare regolarmente le varie comunità di villaggio, e alle cure mediche per i confratelli bisognosi. Seguo il personale locale che collabora nelle varie mansioni. L’intervento più impegnativo ha riguardato la manutenzione della “Domus”: per vari anni era stata trascurata, ora è più vivace e vivibile. Abbiamo dovuto anche scavare un nuovo pozzo (300 metri) e piazzare una pompa sommersa, poiché il livello dell’acqua cala molto nella stagione secca.

Il 18 ottobre riprenderò il volo per il Bangladesh. Negli stessi giorni partono anche i medici volontari italiani che daranno il via ai turni per gli interventi ai malati poveri - adulti e soprattutto bambini. Troveranno una lunga fila a dare loro il “Benvenuti!”. Troverò lì anche il nostro Superiore generale e un suo consigliere: come fratelli vengono a visitarci, conoscerci e incoraggiarci. Parteciperanno anche al nostro prossimo capitolo regionale, a inizio di novembre.
Con fiducia in Dio, cercheremo ognuno di vivere la missione giorno dopo giorno, per quel poco che possiamo e grazie alla solidarietà di tante persone generose che ci accompagnano con la preghiera e ci sostengono nelle piccole opere di misericordia. Finché Egli vorrà. Tutto è grazia!



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