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Chi si mette in cammino, si mette in ricerca

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“Chi si mette in cammino, si mette in ricerca” è stato il punto di partenza per cui mi sono iscritto e aderito alla proposta di pastorale giovanile di Salerno-Campagna-Acerno di partecipare al pellegrinaggio “X mille strade” verso Roma, dal 6 al 12 agosto per incontrare Papa Francesco, fortemente voluto dalla CEI. Tanto è vero che la stessa frase l’ho sentita varie volte pronunciata sia dai compagni di viaggio che dai preti o vescovi che ci hanno incoraggiato durante il pellegrinaggio.

Che cosa cercavo? Ero in ricerca di capire i giovani verso cui presto il mio ministero come missionario animatore.

Avevo bisogno di conoscerli, di comprendere la loro mentalità, i loro sogni anche le loro paure e nello stesso tempo desideravo trovare un modo giusto per stargli vicino, per far scoprire la bellezza di essere cristiani.

Camminando con loro, ascoltando le loro storie e i pensieri, condividendo con loro i momenti sia della gioia che della fatica, del riposo come dell’impegno ho percepito che i giovani hanno bisogno dei fratelli nella fede, hanno bisogno degli animatori, dei missionari e delle persone adulte che li accompagnano il loro cammino, che li sostengono, che li conducono alla realizzazione dei loro sogni, che hanno l’interesse della loro vita. Hanno bisogno delle persone come Andrea, l’apostolo che riesce a dire “C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci”(Gv 6,9); cioe persone capaci di valorizzare la potenzialità che ogni giovane porta nel suo cuore.

Questi ragazzi hanno bisogno di essere ascoltati e apprezzati, desiderano che gli adulti diano loro fiducia, credano in loro e dicano con convinzione che vale la pena essere cristiani in quest’epoca.

La presenza di 70 mila giovani a questo pellegrinaggio è un segno forte e visibile per dire che ci sono, che sono disponibili a dare la loro parte nella chiesa. In mezzo a migliaia di giovani arrivati a Roma c’erano una sessantina giovani dalla diocesi di Salerno-Campagna-Acerno e una quindicina delle quali erano giovani (Gesù Redentore, Santa Maria a Mare, di Giovi e di Olevano) che hanno aderito al cammino formativo saveriano durante l’anno.

Quest’esperienza di mettersi in cammino in mezzo e accanto a loro mi ha fatto ricordare l’approccio che Gesù ha fatto nei confronti con i due discepoli di Emmaus.

Lungo il cammino Gesù è diventato uno di loro: condividere la loro storia, ascoltare le loro delusioni, interessarsi del loro smarrimento, rimproverarli, annunciare loro la Parola e spezzare con loro il Pane della vita vera. Grazie a questo modo Gesù ha cambiato il loro allontanamento in avvicinamento, la delusione in gioia.

Credo che sia questo il metodo per far riscoprire la gioia di avere fede in Dio di Gesù Cristo nei giovani.



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