TUTTO PER Natale!
Padre Beppe è inquieto.
Il tempo dell’avvento è iniziato e la solennità del Natale è vicina.
Ogni anno egli cerca un tema di riflessione, organizza degli incontri, suggerisce iniziative per fare del Natale una tappa di crescita per la sua comunità.
Quest’anno l’immaginazione è venuta meno e il consiglio parrocchiale non è stato di grande aiuto. Pensa, riflette e passa la mano sulle sue calvizie.
Si domanda: “Che cosa è cambiato dal lontano mio arrivo nel 1972? Un nuovo anno liturgico! Vale ancora la pena ricominciare e darsi da fare?”.
Ed ecco un sogno.
Il padre vede d’improvviso un nuovo ed elegante negozio davanti alla piazza della sua chiesa, con una grande scritta all’entrata: “Tutto per Natale”.
“Chissà se hanno qualcosa per il mio problema” – Si chiede il prete settantenne.
Un po’ scettico, ma curioso, va deciso verso l’edificio, che ieri non esisteva.
Entra per una grande porta ed è abbagliato dalle luci splendenti, dalla bellezza del decoro e da una musica celestiale.
Tre venditori sono delegati alla vendita. Sono di bell’aspetto e sembrano angeli.
* Uno di loro, per primo, accoglie il prete, che avanza timidamente.
Si presenta: “Io sono Giuseppe, figlio di Giacobbe, sono il responsabile del settore riconciliazione. Posso fare qualcosa per te?”
- “Porto con me i conflitti della mia gente. I miei parrocchiani, come tanti altri del paese, sono coinvolti nelle guerre per interessi economici e per motivi tribali, subiscono soprusi da parte delle autorità civili e militari, litigano con i vicini di casa, sono divisi in famiglia, perfino si scontrano nelle piccole comunità di quartiere e sono a volte insicuri interiormente … Non tutti, ben s’intende, ma in genere è così. Hanno bisogno di riconciliazione”.
“Ho quello che fa per te”. Gli risponde il celebre figlio di Giacobbe, che subito prende dagli scaffali luminosi alcuni contenitori.
“Ho fatto l’esperienza con i miei fratelli e mi sono riconciliato con loro in tre successivi incontri. Da loro, per invidia, sono stato condannato a morte e, poi, sono stato venduto come schiavo. Ho procurato alle loro famiglie cibo in abbondanza in tempo di carestia.
La buona riconciliazione domanda di seminare nel cuore dei tuoi fratelli e sorelle alcuni semi.
- Il primo è quello della verità, che libera, anche se a volte è dolorosa. Ognuno riconosca i propri torti.
- Il secondo è quello del perdono, che è decisivo, perché rompe la catena della vendetta, costruisce il ponte del dialogo e avvicina i lontani.
- Il terzo è quello della tolleranza, che non rinuncia alla lotta all’errore, ma che è senza violenza, senza imposizioni.
Per la semina è disponibile un Agente speciale, Colui che ha riconciliato il mondo con Dio. Bussa alla porta di tutti.
Preparate bene il terreno, perché viene, non come venditore di alberi già fioriti, ma come seminatore”.
* P. Beppe passa nel secondo banco di vendita.
Ha sempre immaginato i profeti dell’Antico Testamento vecchi e con la barba lunga.
Amos, il secondo commesso, invece è giovane, ha i capelli rossi e folti.
Responsabile del settore giustizia, fa la domanda usuale al curato: “Che posso fare per te?”
Il missionario, con tanti anni d’esperienza, risponde: “Porto con me le ingiustizie subite dalla mia gente.
Quotidianamente il paese è in preda a guerre d’occupazione, ogni giorno le immense ricchezze minerarie e forestali sono dilapidate, i diritti sono calpestati…
La lista dei mali è concreta: povertà, miseria e malattie; rifugiati dentro e fuori del paese, emigrazione clandestina e traffico di persone umane, spargimento di sangue, l’atrocità dei bambini soldato e indicibile violenza sulle donne…”
Amos ascolta e in silenzio partecipa. Rovista nello scaffale della giustizia e sceglie alcuni contenitori.
“Io sono un mandriano e un coltivatore di sicomori. Ho un carattere duro e sincero, ma sono sempre stato sensibile a tutte le violazioni dei diritti umani. Parlo senza paura e tutti mi conoscono come il ruggito del leone. Alla fine invito i poveri a sperare.
Ecco quello che fa per la tua gente. Il primo seme da coltivare è la consapevolezza, quella che ravviva l’esigenza di alzarsi, di sentirsi responsabili del proprio futuro e di stimolare la volontà ad assumersi la propria parte nelle attività comuni. Alla base di ogni cambiamento politico e sociale è il risveglio spirituale e culturale.
Seguono, poi, i semi della solidarietà, della gratuità e della fratellanza per trasformare i cuori e realizzare il sogno di un mondo senza violenza.
Viene tra voi il Giusto, che dona la possibilità a tutti di vivere in relazione e in comunione con Dio e che abilita ogni uomo e donna a rendere giustizia.
Caro padre, abbi fiducia, pianta questi semi nel cuore della gente. Le sementi germoglieranno, sbocceranno, cresceranno e porteranno frutti di giustizia”.
* Rimane a p. Beppe il compito di consultare il terzo commesso, che questa volta è veramente un Angelo.
Si chiama Serafino e fa parte del coro celeste. E’ in prima fila, nella notte di Natale, e canta ai pastori l’annuncio gioioso “Pace in terra agli uomini che egli ama”.
Il padre inizia la conversazione: “Porto con me l’angoscia della mia gente, che da anni non ha smesso di fuggire, d’essere umiliata e di morire. L’insicurezza è di casa. Ho visto uccidere nella mia parrocchia in una notte papà e mamma di una famiglia, il suocero e la sposa in un’altra, un giovane in attesa del suo matrimonio… Ogni giorno la pace è sempre a rischio”.
L’angelo cerca negli scaffali i semi adatti per un mondo di pace.
Si rivolge, poi, al suo interlocutore:
“Caro padre, si raccoglie quello che si semina.
Il vuoto dei valori è sempre un fertile terreno per la violenza. Subentrano le ambizioni, il denaro, il potere, il tribalismo…. Tutte idolatrie intransigenti!
La radice della pace è religiosa, nel cuore dell’uomo, la radicale conversione nel passaggio dagli idoli a Dio.
La pace che è in noi è quella del risorto, di chi vince il male.
La pace attorno a noi è quella delle relazioni fraterne.
La pace per tutti è quella dei costruttori di pace.
Beato non chi sta in pace, ma chi la costruisce.
Semina la Parola di Dio. La lotta contro l’idolatria è la strada della pace.
Il modello è Lui, che viene, il Principe della pace, che la paga a caro prezzo e ne fa dono!”
p. Beppe, il mattino presto, si sveglia, corre alla finestra e… non vede il bell’edificio del suo sogno.
A suo posto c’è Héritier, il giovane che ha deposto già sul tavolino traballante le sue poche cose in vendita. C’è la processione di gente, che, come sempre, passa frettolosa con il fango ai piedi, dopo la notte di pioggia.
Giuseppe, il riconciliatore, Amos, il profeta della giustizia, e Serafino, l’Angelo della pace, gli hanno insegnato a non pretendere un Regno di Dio già fatto, ma di seminare il seme, che pian piano germoglierà, crescerà, e di aspettare pazientemente i frutti ….