Wayangare Renato, "quello che parla con gli spiriti"!
Wayangare Renato. Il saveriano che, più di tutti noi, ha vissuto il carisma "ad gentes", in Brasile. Uomo del dialogo e con gli ultimi, i Kayapó. Quasi quarant'anni spesi (bene) a fianco degli emarginati ed esclusi, in Amazzonia. Missionario di una grande umanità. Intelligente e umile, dotato di un grande senso dell'umore e poeta. Infaticabile maestro per noi saveriani indigenisti (pochi). Minacciato da madereiros e latifondisti, ha resistito più volte alla tentazione di abbandonare la foresta e le periferie esistenziali alle quali ha servito fino al giorno che la salute psicofisica glielo ha consentito.
Padre affettuoso e premuroso dei/lle tanti/e missionari/e del Consiglio Indigenista Missionario-CIMI.
Devo a lui la mia scelta pastorale quando, nell'89, mi accolse a Kikretum-Djudjektukti e mi iniziò alla vita in foresta. Flaminio, mio papà biologico, Renato mio papà nella missione. E, quando la mia ancora limitata conoscenza mi portava ad incendiare, arrivava lui a far da pompiere, rasserenando gli animi di tutti.
La sua profonda conoscenza dell'intimo delle persone che lo circondavano ha seminato serenità anche nelle circostanze più critiche.
Dotato di una robusta formazione antropologica e linguistica, maturata durante la lunga convivenza col popolo macro-jé Kayapó, ha prodotto una ricca collezione etnografica che rimane con noi come preziosa eredità culturale.
Wayangare, secondo i Kayapó, "quello che parla con gli spiriti"!
Fortissimo in Renato il desiderio di far conoscere esplicitamente (attraverso la catechesi) agli indigeni il Dio di Gesù Cristo. Non ha mai desistito, nonostante le resistenze di molti indigenisti, mia compresa.
Negli anni 90, durante un'assemblea generale del CIMI, alla capitale, Renato intervenne ad un dibattito e chiese al conferenzista p. Eliezer, teologo indigeno: "...ma quando é che dobbiamo annunciare agli indios Gesù Cristo Crocifisso?".
La riposta di p. Eliezer fu: "Noi padri cattolici, per secoli abbiamo pilotato il destino dei popolo indigeni, dando le coordinate che loro dovevano seguire. É giunto il momento di farci da parte, lasciare la cloche dell'aereo agli indigeni e sederci sulla poltrona del co-pilota. Spetta a loro decidere quale rotta seguire". Renato ne usci da quella conferenza piú smarrito di quando era entrato.
La sua infinita passione per il "primo annuncio" lo ha mantenuto fedele fino alla fine della sua salute, testimoniando la Buona Notizia in mezzo agli "ultimi" che lo consideravano un fratello maggiore.
I Kayapó non amano ricordare (pubblicamente) i loro antepassati. Non hanno un buon rapporto con le "anime" dei loro parenti defunti. Desiderano tenerle lontane dalla loro vita quotidiana.
Wayangare Renato, caparbio com'era, secondo me, proverà dal Cielo a completare quello che ha iniziato convivendo con i Kayapó.
Ci riuscirà? Solo Dio lo sa.
A Renato il mio immenso grazie per avermi dato l'opportunità di scoprire ed approfondire la mia vocazione saveriana indigenista.
Wayagare Diego Pelizzari.