[dal sito Missionarie Saveriane] *
Maria De Giorgi vive e lavora da oltre trent’anni in Giappone, al Centro per il dialogo interreligioso Shinmeizan, che ha iniziato insieme al Saveriano p. Franco Sottocornola. Partecipa agli incontri interreligiosi promossi dalla Comunità di Sant’Egidio e per alcuni mesi l’anno insegna Missiologia alla Pontificia Università Gregoriana.
Il 22 ottobre 2017, Papa Francesco – ricevendo in udienza i membri della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli e delle Pontificie opere missionarie – ha accolto e fatto propria la loro proposta di indire “un Mese missionario straordinario nell'ottobre 2019, al fine di risvegliare maggiormente la consapevolezza della missio ad gentes e di riprendere con nuovo slancio la trasformazione missionaria della vita e della pastorale”. Questo evento vuole commemorare il centenario della Lettera apostolica Maximum illud di Benedetto XV, emanata il 30 novembre 1919.
A un secolo di distanza, l’urgenza di questo annuncio è più impellente che mai, soprattutto di fronte alle nuove sfide e alle “brucianti domande” – che già S. Paolo VI poneva negli anni ’70 – e che lungo i decenni sono diventate ancor più “brucianti”: “Che ne è oggi di questa energia nascosta della Buona Novella, capace di colpire profondamente la coscienza dell'uomo? Fino a quale punto e come questa forza evangelica è in grado di trasformare veramente l'uomo di questo secolo?
Quali metodi bisogna seguire nel proclamare il Vangelo affinché la sua potenza possa raggiungere i suoi effetti?” (EN 4).
Nella Redemtporis Missio, S. Giovanni Paolo II cercò di rispondere additando nella testimonianza, nell’annuncio esplicito di Cristo Salvatore, nella conversione e nel battesimo, nella formazione di Chiese locali, nel processo di inculturazione del Vangelo, nel dialogo con i fratelli di altre religioni, nella promozione dello sviluppo (RM 42-59) “le vie della missione”.
Anche Papa Francesco, con i suoi gesti e con l’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium ha cercato di dare risposte alle “brucianti domande” di Paolo VI indicando “le vie per il cammino della Chiesa nei prossimi anni” (EG 1).
In un mondo sempre più frammentato, insanguinato da guerre e atti terroristici, intristito dalla patologica ricerca del piacere, indebolito da un rampante laicismo e da un “pensiero unico” che tutto vuole omologare e cosificare, il discepolo di Cristo è chiamato ad essere prima di tutto testimone della gioia e della novità di vita che scaturisce dall’incontro trasformante con Lui. Una gioia che si traduce in stile di vita solidale, aperta, generosa, accogliente, sensibile al bene comune e alla bellezza vera perché “annunciare Cristo significa mostrare che credere in Lui e seguirlo […] è una cosa bella, capace di colmare la vita di un nuovo splendore e di una gioia profonda, anche in mezzo alle prove” (EG 167).
Una gioia che scaturisce da quella parresia – franchezza - evangelica che rifugge dai compromessi con il mondo e i suoi idoli, anche a costo del martirio. Una gioia che nasce dall’esperienza del perdono, dato e ricevuto, dal pane condiviso, dallo sguardo puro che in ogni uomo/donna – soprattutto nell’ultimo, nell’emarginato, nel povero – riconosce Gesù. Una gioia che nasce dalla sobrietà che cerca l’essenziale e che, per amore, non solo sa privarsi del superfluo, ma sa donare della propria povertà (cfr. Mc 12,44).
Attualmente, nel mondo, ben 245 milioni di cristiani soffrono persecuzioni, emarginazioni e discriminazioni al punto che “essere cristiani è ormai un indomito atto di coraggio”, ha recentemente scritto Fra’ Enzo Fortunato, Direttore della Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi. Questo coraggio si radica nelle parole stesse di Gesù: “Se hanno perseguitato me perseguiteranno anche voi” (Gv 15,20), e nella sua promessa: “La vostra afflizione si cambierà in gioia” (Gv 16,20).
La testimonianza di una fede vissuta fino alle sue estreme conseguenze è la prima grande via della missione.
A conclusione della Redemptoris Missio, S. Giovanni Paolo II ricordava che il “missionario è l’uomo delle beatitudini” e che Gesù, prima di mandare i Dodici a evangelizzare, aveva loro indicato come vie della missione: “povertà, mitezza, accettazione delle sofferenze e persecuzioni, desiderio di giustizia e di pace, carità” (RM 91).
Il mese missionario straordinario indetto da Papa Francesco vuole richiamare queste urgenze e rilanciare questa missione della Chiesa tutta, di ogni discepolo di Cristo, ma soprattutto di quanti hanno ricevuto il carisma specifico di portare il primo annunzio del Vangelo a quanti ancora non lo hanno ricevuto: ancora la maggior parte dell’umanità!