[dal sito www.saveriane.it] *
Hélène Bourowta è una giovane saveriana ciadiana che da tre anni lavora nell’est della Repubblica Democratica del Congo, dove ha anche fatto la sua formazione iniziale prima dei voti.
Quando due anni fa sono arrivata a Luvungi, frequentavo il Centro Nutrizionale annesso al Centro Sanitario della parrocchia, dove, due volte alla settimana, i bambini denutriti ricevono cure e cibo, accolti dalla nostra sorella Giuseppina Romanazzo. Sono accompagnati dalle loro mamme o sorelle maggiori che restano con loro alcune ore, prima di riportarli a casa.
Cercavo di animare i bambini con canti e giochi. Le loro mamme seguivano una formazione sulla nutrizione dei figli e poi restavano in attesa, sonnecchiando senza nulla fare.
Conversando con queste donne, in genere povere economicamente e culturalmente, mi è venuta un’idea: e se insegnassi loro ad intrecciare borse e cestini? Potrebbero trovare più dignità e aiutare le loro famiglie. Avevo imparato questo lavoro da una mamma quando ero a Uvira.
La mia comunità mi ha incoraggiato. Ho chiesto alle mamme se erano d’accordo di cominciare questa attività. Le più vivaci hanno aderito subito e poi anche le altre hanno condiviso il loro entusiasmo.
La comunità ci ha dato del filo e noi abbiamo cominciato. Le mamme hanno intrecciato anzitutto per loro stesse delle borse per venire al Centro, andare al mercato… Anche le mamme che sembravano più in difficoltà hanno imparato e hanno intrecciato borse, anche se sempre dello stesso modello. Altre invece hanno cominciato a creare modelli diversi.
Le nostre borse hanno trovato l’interesse del villaggio e abbiamo cominciato a venderle. Anche da fuori venivano delle richieste. Ci siamo accordate che la metà del prezzo sarebbe rimasta nella cassa per comprare del nuovo filo e l’altra metà sarebbe andata alla mamma.
C’erano anche delle mamme povere che restavano delle ore sedute davanti all’ufficio di Caritas della Parrocchia. Le abbiamo invitate al nostro laboratorio. Nel villaggio altre mamme, attirate dai bei modelli, hanno chiesto di unirsi a noi per imparare e confezionare loro stesse.
Siamo arrivate ad essere una sessantina. A questa formazione s’accompagna, per chi lo desidera, l’alfabetizzazione, promossa da Giuseppina. Si incontrano due mattinate per settimana.
Abbiamo eletto un Comitato, con una presidente, la sua vice, due segretarie e una consigliera. Le mamme mi hanno pregato di tenere io stessa la cassa. Prevedo però di invitare una mamma di Uvira, Mélanie, che dia una formazione nella gestione, affinché diventino pienamente autonome.
Tra queste mamme, ci sono delle cattoliche, delle protestanti, delle musulmane. Non si riesce a distinguerle: cantano e danzano insieme e, quando la campana della parrocchia suona il mezzogiorno, pregano insieme.
Lavorare insieme dà loro gioia: conversano, condividono gioie e pene, si aiutano fra loro.
Hanno costituito una cassa per aiutarsi l’un l’altra all’occasione di eventi gioiosi o tristi (matrimoni, nascite, malattie, morti). Alcune, con il denaro guadagnato possono coltivare altri campi, pagando degli operai.
Le nostre borse vanno anche in Italia, grazie alla collaborazione di due mamme italiane.
La gioia che vedo in queste mamme è anche la mia: quella di vederle crescere in autonomia e dignità.
Questa attività mi permette di essere loro vicina, condividere le loro gioie e difficoltà, e in questa fraternità e incoraggiamento a mettersi in piedi sento di essere missionaria qui a Luvungi.
- Scritto da Hélène Bourowta il .