RD Congo - Violenze nel N. Kivu: il POPOLO vs COMMERCIANTI d'armi e minerali
VIOLENZE NEL NORD KIVU: IL POPOLO NE PAGA IL PREZZO E I COMMERCIANTI D’ARMI E DI MINERALI NE TRAGGONO PROFITTI
L’ONU ALLARMATA PER IL FORTE AUMENTO DELLE VIOLENZE NELL’EST DELLA RDC
Il 14 marzo, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si è detto preoccupato per la circolazione delle armi nell’ambito dei gruppi armati. Nicolas de Rivière, rappresentante della Francia presso il Consiglio di sicurezza, ha ricordato che, secondo un rapporto del gruppo degli esperti dell’ONU, «l’80% delle armi in mano ai gruppi armati proviene dalle Forze Armate della Repubblica Democratica del Congo (FARDC)», aggiungendo che si tratta di «un problema che deve essere affrontato».
Il 27 marzo, il Comitato Congiunto delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (BCNUDH) nella Repubblica Democratica del Congo (RDC) ha pubblicato le principali statistiche del mese di gennaio 2023.
Per questo solo mese, il BCNUDH ha documentato un totale di 454 violazioni dei diritti umani commesse sull’insieme del territorio della Repubblica Democratica del Congo, con un aumento del 14% rispetto a dicembre 2022 (390 violazioni). Tale aumento è dovuto alla persistenza degli attacchi delle ADF e dell’M23 nei territori di Beni, Masisi e Rutshuru e della CODECO e di Zaire nella provincia dell’Ituri.
Nello stesso mese, nelle province colpite dai conflitti il BCNUDH ha documentato un totale di 372 violazioni dei diritti umani. Si tratta di un leggero aumento rispetto ai casi documentati in dicembre 2022 (358, con un aumento del 4%). Nel mese di gennaio, i casi documentati in queste zone di conflitti rappresentano l’82% dei casi dell’intero Paese.
Secondo questo organismo delle Nazioni Unite, le vittime di esecuzioni sommarie ed extragiudiziali sono state 261 (171 uomini, 66 donne e 24 bambini), il che costituisce un calo considerevole (38%) rispetto al mese di dicembre 2022 (420 vittime),
Nel corso del mese preso in considerazione, i casi di violenza sessuale praticata in zone di conflitto sono diminuiti rispetto al mese precedente: 42 vittime di sesso femminile rispetto alle 75 del mese di dicembre 2022. Ventisei casi sono stati attribuiti a membri di gruppi armati, tra cui le ADF (18 vittime), i Nyatura (quattro vittime), vari gruppi Mai-Mai (tre vittime) e CODECO (una vittima). 16 casi di violenza sessuale sono stati attribuibili ad agenti delle forze di sicurezza, tra cui dei militari delle Forze Armate della RDC / FARDC (15 vittime) e degli agenti della Polizia Nazionale Congolese / PNC (una vittima).
Almeno 166 persone civili (120 uomini, 31 donne e 15 bambini) sono state vittime di sequestri da parte di membri di gruppi armati. I dati restano allarmanti ma, secondo il BCNUDH si tratta di un calo del 34% rispetto al mese di dicembre (256 vittime). La provincia del Nord Kivu rimane la più colpita (116 casi o 70%), seguita dal Sud Kivu (29 casi o 17%), dall’Ituri (19 casi o 11%) e dal Tanganica (due casi o 1%). I gruppi armati responsabili del maggior numero di sequestri sono stati l’Alleanza dei Patrioti per un Congo Libero e Sovrano / APLCS (36 casi o 22%), il Movimento del 23 marzo /M23 e i Raïa Mutomboki (28 casi ciascuno, o 17%), le Forze Democratiche Alleate / ADF (20 casi, o 12%), la Cooperativa per lo Sviluppo del Congo / CODECO (19 casi, o 11 % ) e i Nyatura-Bazungu (sette casi o 4%).
Il 27 marzo, nel suo rapporto trimestrale sulla Repubblica Democratica del Congo (RDC), il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha affermato che, da dicembre 2022, l’est del Paese ha subito una “precipitosa recrudescenza” della violenza, con più di 700 persone civili uccise dalle varie milizie: «nelle tre province orientali della RDC (Ituri, Nord-Kivu e Sud-Kivu, ndr), la situazione di insicurezza si è ulteriormente deteriorata, in seguito a un forte aumento delle violenze perpetrate dai vari gruppi armati, tra cui soprattutto le Forze Democratiche Alleate (ADF), la Cooperativa per lo Sviluppo del Congo (CODECO) e il Movimento del 23 marzo (M23)».
La provincia dell’Ituri è quella più colpita, per “un aumento dei massacri commessi principalmente dalle ADF, dal gruppo Zaire e dalla Codeco”: tra il 1° dicembre e il 14 marzo, sono state uccise 485 persone civili, tra cui almeno 82 donne e 51 bambini, contro 114 persone uccise nei tre mesi precedenti. Nelle diverse zone del Nord Kivu, gli attacchi perpetrati principalmente dalle ADF, dai Mai-Mai e dall’M23 hanno causato più di 200 morti. Tra il 1° dicembre e il 15 marzo, nel Grande Nord di questa provincia, le ADF avrebbero ucciso 187 persone civili, tra cui 69 donne e 20 bambini. Nel Piccolo Nord, gli scontri tra l’esercito congolese e l’M23 hanno provocato la morte di 43 persone civili. Nella provincia del Sud Kivu, i gruppi armati stranieri e locali hanno continuato a commettere delle violenze che, dal 1° dicembre al 31 gennaio, hanno causato la morte di 26 persone.
Il 30 marzo, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk, ha affermato che, «da ottobre 2022 in poi, nelle province orientali della RDC, in particolare nell’Ituri e nel Nord Kivu, i gruppi armati M23, ADF, Codeco, Zaire e Nyatura hanno impunemente continuato e intensificato i loro attacchi contro la popolazione civile, uccidendo almeno 1.338 persone, tra cui 107 bambini». Inoltre, Türk ha ricordato che, per quanto riguarda l’anno 2022, il Comitato congiunto delle Nazioni Unite per i diritti umani ha potuto constatare che le vittime di violenze sessuali legate al conflitto sono state 701, tra cui 503 donne, 187 ragazze e 11 uomini. Egli ha confermato che, nell’est della RDC, la violenza sessuale è stata storicamente utilizzata come un’arma di guerra e una strategia di terrore.
Per ricostruire la pace nelle province colpite da conflitti, l’Alto Commissario ha raccomandato alle autorità congolesi alcune iniziative, tra cui la lotta contro l’impunità, il dialogo con i responsabili dei gruppi armati, l’implementazione del programma di disarmo e reinserimento sociale e la promozione della giustizia post-conflitto.