La lettera che invio è dedicata ai giovani con lo zaino sulle spalle e anche l'articolo del quotidiano Avvenire che allego alla lettera ha sullo sfondo la scena di giovani con lo zaino sulle spalle:
Sul ciglio della linea gialla, un anziano e un giovane con un grosso zaino sulle spalle attendono l'arrivo della metroplitana. E' il 2 giugno. Il giovane, corporatura atletica, non porta la mascherina.
L'anziano, il sottoscritto, lo ammonisce:
"Hai perfetta salute e robustezza, ma ti manca una bella dote".
"Quale?".
"Non sei democratico, perché prendi le distanze dalla fatica che tutti noi facciamo a portare la mascherina e ci scappi avanti". Il giovane tacque.
"Che lavoro fai?", riprese l'anziano.
"Faccio il manovale: dalla mattina alla sera scavo fossati e porto calcestruzzo".
Al che l'anziano: "Anch'io ho fatto il manovale in Giappone, ma solo 5 anni. Tu dove lavori?".
"A Prato, dove stiamo restaurando un villaggio abbandonato sull'Appennino che diventerà un hospice per chi è in cammino verso la fine della vita".
Toccato dalla risposta del giovane, l'anziano: "Io sono un sacerdote missionario!".
Il giovane: "Sono Leonardo, un laico ricostruttore nella preghiera del movimento fondato da p. Cappelletto. Sono laureato in informatica, ma ho scelto di fare l'operaio".
L'anziano e il giovane scoprono di essere ambedue figli della terra emiliana. Meta comune dei due: Piazza Tre Torri. Lì ad attendere Leonardo era venuto il fratello Francesco, impiegato di Audit Junior presso PwC che ha sede in una delle Tre Torri. Un anziano e
due giovani si stringono la mano.
Mercoledì 23 giugno, in un messaggio WhatsUp Francesco mi scrive: ".. al Parco Sempione mi sono seduto su un albero a "meditare" e ho pensato che mi piacerebbe farlo spesso...".
Leonardo e Francesco: due fratelli incontrati per caso, grazie a quel tocco di insubordinazione alla norma governativa sull'uso della mascherina. Tocco di insubordinazione a parte, di fatto, dal rapporto schietto tra anziani e giovani, quanta allegra vitalità ne sgorga a beneficio di ambedue le parti.
Un pizzico di ribellione, forse recipoco, ci voleva per far scattare l'incontro.
Il tutto in regola non avrebbe rotto l'indifferenza. Una scena schietta e allegra in Milano in questi tempi, è quella dei giovani riders, quasi tutti immigrati, che sfilano per le vie in tutti i sensi a consegnare pranzi e cene! Tutti trasgressori dei sensi unici; tuttavia rallegrano la città.
Più volte, trovandomi di passaggio al momento della consegna del pranzo a una persona anziana, ho sentito il bel GRAZIE che questa, la persona anziana, regala al giovane rider di origine africana o bengalese. Immagino la sua gioia al sentirsi dire un delicato GRAZIE dopo i tanti rifiuti di cui era stato fatto oggetto sul barcone a cui veniva negato l'atterraggio! Ora, invece, era stato atteso e perfino ringraziato. E, poi, la gioia alla consegna settimanae del pur modico salario, forse il primo della sua vita!
A conclusione di questa lettera allego l'articolo che il quotidiano dei vescovi d'Italia, AVVENIRE, il 5 giugno ha dedicato alla bella iniziativa di un giovane neo-laureato in filosofia.
Isacco – questo è il suo nome – ha vissuto due anni nella comunità Vangelo e Zen a Desio. Rientrato nella sua Toscana per accudire alla stesura della tesi magistrale, ha messo mano all'iniziativa che vi lascio leggere direttamente dall'articolo che allego.