Arrivai a Parma nel settembre 1959 dopo un anno di sosta in S. Pietro in Vincoli (RA) per il noviziato. La Casa Madre dei saveriani allora era letteralmente un “Grande Alveare”.
Vi funzionava:
- la Direzione Generale dell’Istituto;
- il Centro Saveriano d’Azione Missionaria con la sua attività frenetica: le riviste (Didattica Missionaria, Voci d’Oltremare, CEM Mondialità, Fede e Civiltà, Missionari Saveriani (allora con una tiratura di oltre 200mila copie), articoli e conferenze sui vari temi della missione, in tutta Italia, incontri e dibattiti, dal Nord al Sud con adulti, giovani e ragazzi, nelle scuole, nelle parrocchie;
- la Procura delle Missioni, in piena effervescenza;
- lo Studentato Teologico con più di 100 teologi (tutti italiani) con i rispettivi professori e formatori (anche loro tutti italiani);
- lo spazioso solaio, diviso in piccoli sgabuzzini offriva ad ogni studente la possibilità di dare libero sfogo al proprio hobby: fotografo, rilegatore, tipografo, calzolaio, orologiaio, sarto, falegname, dattilografo …
L’economo impazziva per trovare i soldi necessari ad alimentare, vestire, calzare… quell’esercito di giovani candidati alle missioni eternamente affamati…
Tornai nella Casa Madre nel dicembre 2015, dopo 52 anni di “missione”.
Il “Grande Alveare” è silenzioso, produce una sensazione di deserto.
- La Direzione Generale si è trasferita a Roma, i teologi sono 73 (di cui solo due italiani) sono distribuiti in quattro Teologie internazionali (Cameroun, Filippine, Messico e Italia) e frequentano gli studi in quattro continenti: America (Messico), Asia (Filippine), Africa (Cameroun) e Europa (Parma) con professori, formatori e funzionari del posto.
- Il Centro Saveriano d’Azione Missionaria, trasferito a Brescia, la Procura delle Missioni ridotta ad un ufficio senza la visibilità di un tempo.
- Il solaio è abbandonato per mancanza di usuari.
- Il quarto piano dell’edificio è stato adattato per ricevere una trentina di missionari anziani, malati e invalidi, assistiti da alcuni confratelli più giovani, aiutati da funzionari e volontari laici.
L’Economo trova sempre maggiori difficoltà per scovare i soldi richiesti dalle necessità dei confratelli che, invecchiando, hanno bisogno di sempre maggiori attenzioni.
La “fabbrica di missionari” di Parma è profondamente cambiata. E la stessa cosa è successa a Torino con i Missionari della Consolata, a Milano con il PIME, a Verona con i Comboniani.
Sarà la fine delle Missioni?
Certamente no. “L’annuncio del Vangelo… è il servizio più prezioso che la Chiesa può rendere all’umanità e ad ogni singola persona” (Benedetto XVI, Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 2011)
Ma le missioni cambieranno. Necessariamente.
I futuri missionari, nati in continenti differenti, formati in ambienti diversi, in un mondo in costante e accelerata evoluzione, ci mostreranno un nuovo modo di fare missione. Un assaggio lo abbiamo nel Vaticano II:
Il Concilio Ecumenico Vaticano II, con la partecipazione dei Vescovi cattolici provenienti da ogni angolo della terra, è stato un segno luminoso dell’universalità della Chiesa, accogliendo, per la prima volta, un così alto numero di Padri Conciliari provenienti dall’Asia, dall’Africa, dall’America Latina e dall’Oceania. Vescovi missionari e Vescovi autoctoni, Pastori di comunità sparse fra popolazioni non cristiane, che portavano nell’Assise conciliare l’immagine di una Chiesa presente in tutti i Continenti e che si facevano interpreti delle complesse realtà dell’allora cosiddetto “Terzo Mondo”.
Ricchi dell’esperienza derivata dall’essere Pastori di Chiese giovani ed in via di formazione, animati dalla passione per la diffusione del Regno di Dio, essi hanno contribuito in maniera rilevante a riaffermare la necessità e l’urgenza dell’evangelizzazione ad gentes, e quindi a portare al centro dell’ecclesiologia la natura missionaria della Chiesa. (Benedetto XVI, Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 2012)
Non sarà più unicamente la missione nord – sud, ma sarà la missione “inter gentes” tra le genti. Una missione molto più esigente.
Basti pensare cosa sta avvenendo in Africa, in Asia e in America Latina, con la presenza massiccia degli investimenti statali (cinesi, ma non solo) e delle multinazionali che nel giro di pochi anni trasformano il panorama economico, politico e sociale, con la presenza e l’azione di tecnici, investitori, studiosi, giornalisti, migranti…
Cosa aggiungiamo noi missionari a questo panorama sempre più complesso? Sarà sufficiente la nostra spiritualità stanca, formalista, decadente?
Caricatura o critica costruttiva?
Immaginiamo per un momento che un missionario indù o buddista venga a Roma con l'idea di convertire i cristiani alla sua fede. Appena giunto, impara poche parole d'italiano, dà un'occhiata superficiale alle forme di folclore religioso e alle superstizioni del popolo italiano, e di tanto in tanto partecipa ad una grande manifestazione in piazza San Pietro.
Oltre a questo non si interessa di conoscere realmente la fede cristiana, non si cura di aprire un catechismo e tanto meno il Vangelo.
Costui sarà certo capace di attirare alcuni cristiani insoddisfatti, forse per lo stile esotico della sua predicazione o del suo comportamento, ma egli sarà eternamente incapace di raggiungere il cuore dei veri credenti.
- [Henri Le Saux - Swami Abhishiktananda- (1910- 1973), monaco francese, pioniere del dialogo cristiano-indù]
[Quest'articolo - modificato per motivi di spazio - fu pubblicato anche nel giornale "Missionari Saveriani", giugno-luglio 2018, pag. 7]