EL CUARTO PISO, Preghiera e sofferenza per il mondo
(Articolo per "Vita Nuova", Settimanale della Diocesi di Parma) - L'imponente edificio delle Missioni Estere che si affaccia - tenendolo tutto per sé - su Viale San Martino appare come una bizzarra forma ad U, parzialmente sbilanciata da un tozzo ampliamento sul lato Sud-Est. Avanzamenti e rientranze ed i tanti trafori delle finestre lo fanno quasi sembrare una costruzione tirata su, a più mani, con i Lego.
La sommaria descrizione, piuttosto geometrica, della Grande Casa riporta alla mente descrizioni assai più suggestive e poetiche che sono state usate nel corso degli anni. Mons. Magani, nel giorno della sua inaugurazione (3 Dicembre 1901), la immaginò come "un nido" dal quale in anni futuri avrebbero spiccato il volo numerosi aquilotti.
In anni successivi chissà, forse per le tante feritoie che apparivano sulle austere pareti in mattoni, al momento di girarci un film, ci si ispirò ad altri animali: le api laboriose che entrano ed escono da un grande "alveare".
Con oltre cento anni sul groppone, la Grande Casa ha continuato, imperterrita, a sfidare gli anni ed incorporare così tante funzioni che appare ora assai difficile interpretarla con un'immagine unica ed onnicomprensiva (a parte il titolo di Casa Madre dei Saveriani): essa è sede dell'organo direttivo di tutte le Case Saveriane che sono in Italia; è sede della più grande comunità saveriana nel mondo; è sede del Santuario dedicato al suo Fondatore; è sede di un Museo e di una Biblioteca; è nido di uno sparuto stormo di aquilotti in attesa di volar via; è sede di una Procura per le Missioni e rimane viva nell'affettuoso immaginario di tanti parmigiani.
Di primo acchito, la Casa appare uno scatolone misterioso, ancor più per la grande statua collocata sul frontone dell'avancorpo centrale.
La statua rappresenta il Cristo Redentore con la mano destra alzata nel gesto di indicare "gli sconfinati orizzonti della missione (e che) da lassù continua a benedire e proteggere Parma" (p. Ferro in "Parma negli anni" n. 5 p.168 ). La statua, alta m. 3.80, è stata collocata lassù il 3 Novembre 1957. Il bel "angiol d'oro" che svetta sulla Cattedrale non se ne è mai sentito minacciato.
Piuttosto, all'interno dell'Istituto è girata una simpatica leggenda metropolitana: non appena la statua fu posata sul suo piedistallo aprì bocca per lanciare un messaggio: "Andate nel mondo intero ed ammaestrate tutte le genti". Successe che, non appena gli inquilini della casa sottostante udirono la parola "Andate" si precipitarono fuori delle mura senza nemmeno ascoltare il resto della frase. Con tutta probabilità, inconsciamente, pensarono di non dover tornarci più ma - come si suole dire - l'uomo propone e Dio dispone, seppure con i ritmi della sua infinita pazienza! Tanto, alla fin fine, le redini finisce sempre per tirale Lui.
Collocato sotto la statua ed un agibile sottotetto, esattamente al posto che gli spettava di diritto c'è "EL CUARTO PISO".
Il nome lo ricavo dal titolo che l'équipe multimediale ha dato ad un suo video che descrive la vita che si svolge al "Quarto Piano". Col video si proponevano di promuovere una colletta quaresimale in Messico, per aiutare a sostenere le spese e perché avevano due Padri (p. Pedro e p. Anton) tra l'équipe saveriana che assisteva i Confratelli malati proprio su quel piano che, poco a poco, era diventato il "mitico" Cuarto Piso, appunto.
L'idea che bisognasse provvedere ad un "Quarto Piano" specifico e dedicato, cominciò a circolare in Congregazione poco più di 20 anni fa ed ebbe una prima accoglienza prossima a d uno stupito sgomento, come se nessuno volesse mettere in conto la possibilità di averne un giorno bisogno. Forse tutti pensavano di poter concludere la loro avventura missionaria, cadendo in piedi, sulla breccia. In fin dei conti, forse che Gesù non aveva promesso che né serpenti, né veleni avrebbero mai nuociuto ai portatori della sua Buona Novella?
Al quarto piano, ala Ovest ci ho trascorso qualche anno anch'io negli anni dell'euforia giovanile. Nella stanza prima della mia ci stava Gianni che, qualche volta dovevamo chiudere in stanza dall'esterno per "permettergli" di dedicarsi anche allo studio libresco. Di fronte avevo Claudio che prendevamo in giro perché alle tre del pomeriggio aveva un appuntamento wireless con una suora che si era impegnata a pregare per lui e per le missioni e che, quindi chiamavamo il tempo della telefonata spirituale. Per il resto c'era caciara quasi sempre, tanta allegria e un continuo andirivieni. Le povere e disadorne stanze che ognuno di noi si vedeva assegnare non le abbiamo mai vissute come "celle" di un monastero.
Come era da mettere in conto, seppure con riluttanza degli interessati, il Quarto Piano ci ha pensato da solo ad imporsi.
Presa coscienza dell'ineluttabilità della cosa, essendo impensabile l'uso di un primo piano che, per certi versi sarebbe potuto apparire più pratico e funzionale, fu giocoforza scegliere la soluzione più vicina al tetto (e alla statua del Redentore). Anche qui fiorì la solita arguta leggenda, ad uso interno. Il Quarto Piano è, infatti, quello, dal quale, salendo, non rimane che il Cielo o dove prudenza vuole che si collochi il parafulmine.
Come una cappa, avvolta da preghiera e sofferenza offerte per la città ed il mondo, costituisce un secondo santuario della Casa.
Questo è il senso profondo e vero del Quarto Piano.
A voler guardare al fenomeno con occhio umano, inquinato, potrebbe venire alla mente l'immagine evocata dal proclama della vittoria emesso dal Gen. Armando Diaz l'8 Settembre 1945: "I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo (sic) risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza". Più adatte, per qualificare la cosa appaiono le parole di un canto che, a petto gonfio,in occasione delle partenza per la missione, eravamo soliti cantare: "La nave sospirata giunge in porto..".
Un cerchio perfetto! Ed è così che la metto giù io, senza nulla inventarmi, perché questo era il sentire del Fondatore ed è il dettato della nostra regola di vita:
"Agli ammalati dedichiamo le cure migliori, più amorose e affettuose in modo che all'infermo nulla manchi e nulla si lasci intentato per aiutarlo. Riserviamo la stessa sollecitudine ai confratelli anziani. Gli uni e gli altri contribuiscono molto all'opera di evangelizzazione affidata all'Istituto, mediante l'offerta delle loro sofferenze e preghiere. La loro presenza ed esperienza sono un grande valore per la nostra comunità".
E che Dio ci perdoni le inadempienze!
Resta da fornire qualche dato statistico ridotto all'osso, cui di certo supplisce l'immaginazione del lettore che ben può rendersi conto della complessità della gestione di una tale struttura. Il Quarto Piano comprende 20 stanze da letto singole (tutte occupate), infermeria, cappella, spazi comuni, bagni docce ecc.. cui presiedono il Dottore di famiglia che la visita regolarmente due volte alla settimana, 5 Confratelli Saveriani, 9 tra infermieri e personale ausiliario, stipendiato e ad orario continuato 24 ore su 24. L'atmosfera che vi si respira è, compatibilmente con la situazione molto o meno grave dei singoli, serena, occupata da preghiera, esercizio fisico e mentale, momenti di svago ecc..
Ci sono anche una decina di volontari e buoni samaritani. Prezioso e desiderato è il contributo che essi offrono.
È proprio con la testimonianza di Giampietro che voglio chiudere questo articolo: "Non riuscirò mai a ringraziare abbastanza questi padri per i doni che ho ricevuto vivendo con loro giornate indimenticabili… in un ambiente sereno, con persone di grande sensibilità, umanità e comprensione".
Dalla sommità la vista si allarga al Cielo.
- Iurman p. Emilio.