Skip to main content

Una lezione di convivenza all’interno della società algerina

Condividi su

Presentazione dell’intervento di Mons. Henri Teissier, Arcivescovo di Algeri.

Alla base di questo cammino di convivenza c’è una concezione di chiesa e di missione da cui dovremmo far interpellare le nostre chiese.

Vorrei richiamare i motivi che ci hanno spinti a chiedere a Mons. Teissier, Arcivescovo di Algeri, di essere tra noi oggi (e lo ringraziamo di cuore per avere accolto il nostro invito, sappiamo bene i disagi e i rischi che questo suo spostamento comporta).

Un primo motivo è questo: porre un segno di solidarietà con tutta la chiesa di Algeria, che anche se è vicina a noi geograficamente, è quasi del tutto “assente” dalla nostra vita. In questi anni sta vivendo un dramma che mette addirittura in forse il suo futuro, ed è lasciata sola da parte delle nostre chiese.  L’attuale “estraneità” o “indifferenza” della  chiesa italiana nei confronti della “prova” in cui vive una chiesa sorella è un fatto grave, che non può essere ritenuto normale.

Ci sembra doveroso che questo nostro Convegno lo denunci. Siamo tutti chiamati in causa per superare questa nostra assenza.

Un secondo motivo è strettamente legato al tema del nostro Convegno, che di fronte all’attuale “disordine”, fatto di esclusioni, di violenza, di massacri, di soppressione delle differenze, si interroga: quale convivenza?  quale convivenza dei popoli tra di loro e quale convivenza anche all’interno di ogni popolo, di ogni paese?

Ecco: riteniamo che le scelte, deliberatamente fatte, dall’Indipendenza in poi dalla chiesa d’Algeria, come dalle altre chiese del Maghreb, siano per noi una formidabile “lezione di convivenza”.

Da tre anni ne parliamo dalle pagine di M.O., ma ci sembra che l’ascolto diretto di uno dei principali protagonisti di questa esperienza possa mostrarci “lo spirito”, “l’anima” di un “incontro” voluto, cercato, con la società algerina e con la comunità musulmana: un incontro corrisposto da molti algerini e algerine, un incontro ritenuto ostinatamente possibile, nonostante tutte le crisi, la violenza degli assassinii e delle esclusioni.

I CONTENUTI DELLA LEZIONE DI CONVIVENZA

“Nel Maghreb la chiesa sta imparando a diventare aperta alla relazione con l’altro - scriveva anni fa Mons. Teissier, che continuava - essa può contare solo sull’accoglienza che riceve da parte dell’altro”. Gli fa eco Mons. Claverie, il vescovo ucciso il 1° agosto scorso: “L’urgenza dell’altro, il suo riconoscimento, l’‘aggiustamento’ all’altro, per me sono diventati un’ossessione ... Scoprire l’altro, vivere con lui, sentirlo, lasciarsi permeare dalla sua differenza non significa perdere la propria identità e rigettare i propri valori, ma concepire un’umanità ‘al plurale’, non escludente”.  E ancora: “Non abbiamo ancora le parole del dialogo: occorre cominciare a vivere insieme, creare dei legami umani in cui mettere in comune le nostre eredità culturali che fanno la grandezza di ciascuno”.  E infine: “Amare qualcuno non è preferirlo alla propria vita?... Essere pronti a donare la propria vita per qualcuno è la prova decisiva del nostro amore”.

Parliamo di “convivenza”: ecco il linguaggio che emerge dai comportamenti della chiesa d’Algeria, potremmo dire i “contenuti della lezione di convivenza”, oltre quelli già richiamati dalle testimonianze appena citate: servizio, dialogo  fraterno, dialogo di amicizia, collaborazione per l’uomo, sforzo comune per costruire una città di pace e per alleviare le sofferenze, fraternità, vedere in tutti l’azione dello Spirito...

“Questa vocazione all’incontro, al servizio, alla comunione dei valori e delle culture - diceva Mons.Teissier ai religiosi d’Algeria dopo la prima uccisione che aveva colpito quattro di loro - sappiamo che è riconosciuta da molti uomini e donne del paese, specie tra i più semplici... Questi luoghi e questi tempi per vivere le Beatitudini - è un pensiero che ritorna spesso negli scritti di Mons. Teissier - sono aperti anche a tutti gli algerini che hanno il cuore disponibile al dono di Dio: anche in essi scopriamo le Beatitudini dell’abbandono a Dio, della sete della giustizia e anche del perdono.  Avvertiamo così il senso della nostra vocazione, che è di essere qui il popolo delle Beatitudini. Il nostro piccolo numero diventa allora un vantaggio: ci permette di scoprire, attorno a noi, la presenza di tutti gli uomini e di tutte le donne delle Beatitudini”.

LA MISSIONE

Queste ultime parole ci portano a intravedere come alla base di questo “cammino di convivenza” ci sia una concezione di chiesa e di missione da cui dovremmo far interpellare le nostre chiese: “Noi non siamo una chiesa per i cristiani - afferma con chiarezza Mons.Teissier- ma una chiesa di cristiani che vogliono vivere una relazione evangelica con i maghrebini musulmani”.  “La nostra missione è di essere un segno di Vangelo nelle nostre relazioni con ogni musulmano e con tutta la società”.  È questa l’anima della “missione nella debolezza” e della “spiritualità delle mani vuote” a cui il Signore e gli avvenimenti hanno condotto in questi anni la chiesa d’Algeria.  La sua grandezza consiste, penso, nell’avere non “subìto” questa debolezza e questa progressiva spoliazione, ma di averle accolte come un “dono di Dio”.

Anche il martirio, estrema prova di questi ultimi anni, vissuto come fedeltà, non solo verso Dio, ma anche con tutto il popolo algerino e come solidarietà con la “resistenza della grande maggioranza della società algerina al progetto disumano che le viene imposto” (Teissier), umanamente sembra essere la fine di una presenza, eppure fa sì che i motivi e lo spirito della convivenza siano percepiti in tutta la loro profondità. Sono significative le espressioni di una donna musulmana in una lettera scritta a Mons. Teissier dopo l’uccisione dei sette monaci dello scorso anno, dopo aver letto sul giornale le parole del testamento di uno di loro: “Ho voluto leggere il testamento di Christian, ad alta voce e con profonda commozione, ai miei figli, perché sentivo che era destinato a noi tutti e a tutte.  Volevo far sentire loro il suo messaggio di amore per Dio e per gli uomini.  La solidarietà umana,  l’amore dell’altro è un itinerario che va fino al sacrificio...I miei figli e io siamo stati colpiti da una così grande umiltà, dalla sua grandezza d’animo, dalla sua pace interiore e dal perdono...

È nostro dovere continuare questo cammino di pace, di amore per Dio e per l’uomo nelle sue differenze...”.

Ho voluto almeno accennare alcune tracce di un cammino di condivisione, di dialogo, di fedeltà, di “convivenza in atto”, per far prendere coscienza a tutti noi della grazia grande che oggi ci è data, di ascoltare dal principale esponente della chiesa d’Algeria, punto di riferimento di tanti algerini, cristiani e musulmani, la testimonianza diretta di questa esperienza.



Per scaricare la rivista accedi con le tue credenziali d'accesso o abbonati.

Logo saveriani
Sito in costruzione

Portale Unico dei Saveriani in Italia

Stiamo finalizando la nuova versione del portale

Saremmo online questa estate!

Ti aspettiamo...

Versione precedente del sito