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Terra, aria, acqua e fuoco: Riscrivere l’etica ecologica

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Terra-Fuoco_Libro.jpgÈ davvero necessario porre un fondamento etico all’ecologia?

Questa domanda, apparentemente provocatoria, non può essere elusa se vogliamo giustificare l’impegnativa fatica profusa in questo libro da Bruno Bignami e, quindi, invogliare persone curiose alla lettura.

Perché l’autore è di questo che si occupa: elaborare un discernimento etico rispetto ai grandi temi dell’attuale crisi ecologica, in particolare per i cristiani, sulla base di un’attenta rilettura dei testi sacri, ma anche della migliore tradizione del pensiero umanista.

La prima parte affronta la problematica generale della responsabilità dell’uomo nei confronti della biosfera o del creato.

Quindi seguono singoli capitoli dedicati alla terra e al tema della sicurezza alimentare; all’aria; all’acqua, come bene comune e universale; al fuoco ovvero all’energia per il futuro; per chiudere con alcune indicazioni sul buon operare. Il punto di vista è sempre l’etica, la ricerca di un discernimento morale rispetto a problematiche complesse che evocano i destini della vita umana sul pianeta.

E in questo contesto, si possono perdonare alcune sottovalutazioni o involontarie omissioni (la grave contaminazione di suolo, aria e acqua per l’immissione in queste matrici ambientali di sostanze tossiche e cancerogene da parte della civiltà termoindustriale) che non può non avvertire un lettore come il sottoscritto, impegnato sul fronte caldo dei conflitti ambientali. Ma torniamo alla domanda iniziale sull’importanza di questo lavoro di riflessione.

A me pare vi siano almeno due argomentazioni che depongono a favore. Anzitutto la necessità di intendere l’ecologia come cura della biosfera per il bene di tutta l’umanità, presente e futura. Non è scontato che sia così. Vi è stato e vi è ancora un pensiero ecologico proteso alla tutela dell’ambiente in funzione esclusiva del ben vivere di un popolo o di alcuni paesi presunti civilizzati. Forse il primo ecologista giunto al potere fu un certo Darré, ministro dell’agricoltura nel primo governo di Hitler, nel 1933, che da un canto propugnava un rinnovamento spirituale e razziale della Germania e dall’altro si proponeva di realizzare una sorta di rivoluzione agricola, favorendo la fertilità naturale dei suoli, evitando il ricorso agli additivi chimici e alla meccanizzazione spinta, insomma un nuovo sistema colturale, denominato “agricoltura bio-dinamica”.

Darré si preoccupava di salvaguardare e rafforzare la purezza, l’integrità, la buona salute, dunque la superiorità della razza ariana germanica; la sua era un’ecologia, appunto, razzista, esclusiva ed escludente.

L’antidoto a queste posizioni, che in modo meno radicale circolano anche oggi, non può che essere l’etica, il discernimento tra un’idea di umanità suddivisa in razze o, diremmo ora, in civiltà, alcune superiori destinate al dominio, altre alla sottomissione, da un canto e, dall’altro, la concezione universalistica di uomini e donne con pari dignità e diritti.

Giustamente, a questo proposito, Bignami rimarca con forza come siano inscindibili “responsabilità per il creato e solidarietà tra gli uomini”.

Vi è poi un’altra ragione da sottolineare, che attiene alla “responsabilità” dell’uomo verso l’ambiente naturale che lo ospita. Spesso si ripropongono illusorie scorciatoie fondate su un malinteso scientismo o su un biocentrismo fondamentalista. Si tratta della celebrazione della presunta armonia della natura e quindi della necessità dell’uomo di trarsi da parte e di lasciar fare ai processi biologici di per sé “sapienti”. Questa illusione ignora la novità “ontologica” di un uomo moderno che, grazie alla scienza e alla tecnica, è diventato per la natura più pericoloso di quanto un tempo la natura fosse per lui. E questa inedita forza distruttiva dell’uomo determina una contraddizione antagonistica, una frattura drammatica tra il mondo e l’umanità di oggi e il mondo e l’umanità di domani, potenzialmente privati delle stesse condizioni biologiche necessarie alla propria sopravvivenza.

A questo punto, non è più possibile per l’uomo dimettersi dalle proprie responsabilità: anche la sola inazione sarebbe catastrofica.

Si pensi agli enormi stock di armi e scorie nucleari il cui semplice abbandono significherebbe la distruzione della vita umana sulla terra. Da questa riflessione nasce il “principio responsabilità” di Hans Jonas verso le generazioni future, condiviso, giustamente, nelle sue linee essenziali da Bignami.

In conclusione, l’ecologia non può fare a meno dell’etica. È questo il messaggio del nostro autore, di grande stimolo a una riflessione quanto mai necessaria.



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