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Caro autore ti chiedo...

UN NUOVO VOLTO DELLA CHIESA? TEOLOGIA DEL SINODO / RECENSIONE DEL LIBRO DI GIACOMO CANOBBIO

“Il tema della sinodalità è diventato di particolare attenzione negli ultimi anni”: così scrive 

Canobbio introducendo la conclusione/l’epilogo del volume. Una ricognizione/rassegna, seppur rapida, delle pubblicazioni, scientifiche e divulgative, dedicate all’ecclesiologia e alla pastorale negli ultimi anni non può che confermare questa affermazione: alla teologia della sinodalità, alle prassi sinodali, alle istituzioni sinodali, al discernimento comunitario sono dedicati centinaia di volumi, articoli, saggi, di diverso valore, soprattutto nel contesto di lingua italiana, francese, tedesco, spagnolo, meno nel contesto di lingua inglese (americano). In realtà, come Canobbio ricorda, il tema era già divenuto oggetto di numerose ricerche (di taglio sistematico, storico, canonistico) a partire dagli anni ’90, senza però arrivare all’attenzione pastorale diffusa e senza suscitare un dibattito su dinamiche di riforma strutturale complessiva. Solo con papa Francesco il tema diventa rilevante e significativo per la Chiesa intera, a livello mondiale. Sollecitati a un processo di riforma missionaria-sinodale, i responsabili delle comunità cristiane e coloro che sono impegnati nell’opera pastorale a vario titolo (ministri ordinati, laici, teologi) sono stati richiesti di trovare parole per una comprensione della prassi sinodale, illustrare i principi fondativi e i criteri pastorali di una trasformazione percepita/intuita come profondamente innovativa, anche a 60 anni dalla conclusione del Vaticano II.

È in questo scenario, panorama, che voglio collocare il libro di Canobbio, per mostrarne la peculiarità di apporto sul piano del metodo, dei contenuti, della proposta, perché non è “un libro tra tanti pubblicati sull’argomento”, ma è un testo orientativo, sintetico, che ritengo di grande valore perché: a) dà parole alla nostra prassi sinodale (ne offre un quadro d’insieme, non affronta solo alcuni argomenti, ma li prospetta uno dopo l’altro); b) mostra la radicalità della svolta in ordine a una Chiesa sinodale, nel quadro della recezione del Concilio Vaticano II; c) solleva e affronta le più importanti questioni aperte del dibattito teologico sulla forma sinodale e l’esercizio della sinodalità di Chiesa.

Se posso ricorrere a una metafora, Canobbio opera come un intelligente, competente (di competenza teologica), sapiente (di sapienza pastorale) cartografo. Davanti al compito di promuovere una forma sinodale di Chiesa e di sinodalizzare tutte le istituzioni ecclesiali, davanti alla vastità della letteratura sull’argomento ci si sente “turisti a Venezia”, perduti nel labirinto dei campielli e delle corti, affascinati dal cammino che stiamo facendo (una scoperta di un mondo nuovo per la Chiesa cattolica romana e per la sua forma che privilegia da secoli l’unità per uniformitas e le strutture di parola, di gestione dell’autorità e di potere “semplici”, dall’uno verso tutti, dal centro romano verso la periferia, da chi sa e può a chi non sa e non può e quindi è chiamato a obbedire e accogliere quanto ricevuto; una Chiesa che ha vissuto – in forma di societas inaequalis – una comunione animata e promossa da dinamiche comunicative unidirezionali).

Quindi, affascinati dal cammino, ma anche carenti di una visione di insieme, dall’alto, che il cartografo è in grado di consegnare al cittadino e al turista, a chi vi abita con consapevolezza e a chi per la prima volta si addentra nel viaggio di scoperta, ci troviamo davanti a cinque capitoli, preceduti da una prefazione (in cui Giacomo Canobbio presenta le scelte di prospettiva e le motivazioni che lo hanno mosso), un’introduzione (in cui chiarisce i termini – declaratio/explicatio terminorum – e opta per “sinodalità come nota fondamentale della vita ecclesiale, che si esplica sia nella collegialità sia nella conciliarità, ma anche più ampiamente nell’esercizio della comune responsabilità di tutti i fedeli nella edificazione e nella missione della chiesa”: p. 12), un epilogo in cui si prospettano i nodi/le questioni da affrontare con coraggio.

  1. Oblio e riscoperta della sinodalità: già dall’800 in teologia – Newman, Möhler, Rosmini – emergono questioni come: soggettualità di tutti i credenti (anche i laici) e relazione con il ministero ordinato come costitutivo, uguaglianza, partecipazione, fondazione sacramentale e differenziazione, autorità.
  2. Vaticano II/Presupposti della riscoperta: qui Canobbio mostra tutta la sua competenza sui documenti e la teologia del Concilio, attenzione a fondare la sinodalità sulle quattro costituzioni, sull’ecclesiologia di AGe attenzione a CD (spesso sottovalutato e dimenticato, ma essenziale per pensare una riforma in prospettiva missionaria-sinodale). Canobbio riconosce tutta la centralità fondativa di LG 12 (sensus fidei – fidelium – ecclesiae), della conspiratio indicata in DV 10 e LG 35 (funzione profetica), “tutti corresponsabili nell’edificazione e nella missione della Chiesa” (laici e ministri ordinati – insieme), ma anche “istituzionalizzazione incompiuta dell’idea di corresponsabilità di tutti i fedeli nella edificazione e nella missione della Chiesa” (p. 66), debolezza della trattazione conciliare e debolezza della giurisprudenza, del diritto canonico (de iure condendo – dimenticato). Tutto bene circa il munus profetico e munus docendi, ma una domanda si potrebbe fare sul munus regale dei laici in rapporto al munus regendi ac pascendi dei vescovi: non si nota qui una certa debolezza del Concilio?
  3. Sinodo dei vescovi: qui entrano in gioco le conoscenze approfondite di Canobbio sul magistero di Paolo VI; vengono ricostruite le diverse fasi della maturazione di questo istituto, Apostolica sollicitudo a confronto con CD 5, viene richiamata la sua natura di “aiuto a servizio dell’esercizio del primato petrino”; emergono le questioni-chiave del rapporto tra primato e collegialità, l’esercizio della collegialità – collegialità affettiva ed effettiva – rapporto con le Chiese locali: tra communio ecclesiarum e collegio episcopale.
  4. Pensiero di papa Francesco: concetto di popolo, inculturazione, sinodo dei vescovi e collegialità (Discorsi – quello per i 50 anni da Apostolica sollicitudoEpiscopalis communio).
  5. Origine e possibilità della sinodalità: testi biblici (su identità), valorizzazione del confronto ecumenico (WCC, anglicani, ortodossi). 

Attraverso lo sviluppo nei cinque capitoli, con la costruzione del pensiero così articolata, che ci permette di passare dalla considerazione di eventi e prassi sinodali alla forma sinodale di Chiesa – il lettore/la lettrice è portata a cogliere (p. 172) che “la riscoperta della sinodalità non è semplice riscoperta di pratiche; è piuttosto riscoperta di una figura di chiesa che riconosce e confessa l’azione dello Spirito che crea la concordia, l’esito cioè dell’azione riconciliatrice e unificatrice del Signore Gesù”. Ecco il titolo – sotto forma di interrogativo – “Un nuovo volto della chiesa?” – interrogativo che trova risposta in chi si metta a considerare la storia (si risponde con l’A. – sì e no) e in chi si fermi a considerare il rinnovamento delle “prospettive ecclesiologiche” del Vaticano II (con Gilles Routhier). L’opzione per la sinodalità è uno snodo-chiave per la recezione del Vaticano II oggi. L’interrogativo rimane aperto: dipende se accoglieremo, incarneremo, invereremo la prospettiva della sinodalità nella vita ecclesiale (una Venezia che è anche la sua laguna, dove non ci sono campi, salizade, ecc. sentieri già tracciati, da percorrere – orientati dal cartografo, ma spazi di acqua da navigare – cammini non predefiniti, o in cui costruire nuove fondamenta).

L’intenzione è dichiarata dal nostro A. già nella Prefazione: a) offrire una riflessione critica per “costruire un argine ai luoghi comuni e agli slogan” (p.6); b) porsi “davanti ai rischi di ideologizzazione” ma anche davanti ai “rischi di gattopardismo” (trasformazioni di facciata… che durano il tempo di un papato! Per poi scomparire rapidamente); c) evitare la retorica; d) chiarire la sinodalità e affrontare così il cantiere aperto della recezione del Vaticano II.

Destinatari per il nostro cartografo – lettore ideale: il volume, come già dicevo, è utile per chi si avvicini al tema della sinodalità, perché Canobbio presenta e precisa – con la capacità di sintesi e di presentazione puntuale e lineare che sono sue – i concetti in gioco, distinguendo e correlando: sinodo, sinodalità, conciliarità, collegialità, comunione-partecipazione-corresponsabilità, tracciando la genesi dei concetti e la loro collocazione nel panorama complessivo (a formare il panorama di insieme). Si tratta di termini/concetti che talora vengono usati come sinonimi, o evocati in maniera non-critica (non adeguatamente critica) – qui puntualizzati. Così pure ci offre una lettura critica della “ecclesiologia di comunione”, ma anche delle troppo semplificatorie letture del rapporto tra comunione sinodale e comunione trinitaria; sinodalità ed eucaristia.

Elogio delle conclusioni – di ogni capitolo: il volume è utilissimo anche per i teologi, per chi già tanto legge o ha letto sul tema della sinodalità: Canobbio fa tesoro della vastissima letteratura sull’argomento e della sua profonda conoscenza della storia della teologia e delle ecclesiologie, elaborando la sua proposta in costante dialogo (anche critico) con storici, teologi, esegeti (si confronta con altri cartografi) e radicando la trattazione sulla sinodalità nel più vasto quadro della sua visione ecclesiologica complessiva (mi piace leggere questo testo in rapporto ad esempio al volume sulla Riforma della Chiesa). Sono preziosissime le note – sono ricchissime – che fondano gli assunti, motivano il ragionamento, consegnano anche al lettore esperto di cose ecclesiali/ecclesiologiche affondi e capitoli di una storia, che deve essere conosciuta per poter trattare adeguatamente – “con pacatezza e senso critico” (cito da Canobbio) – gli sviluppi della forma ecclesiae, della theoria ecclesiologica, e le trasformazioni sul piano del ministero, dei processi, delle strutture ecclesiali.Elogio delle note: un ulteriore elemento di valore è questo parlare – contemporaneamente –a soggetti ecclesiali che hanno motivazioni e interessi diversi.Approccio critico alle fonti: il volume colpisce per l’approccio critico alle fonti – una teologia dalla  Scrittura – nella Traditio – a confronto con le evoluzioni storiche di Chiesa (sempre si indicano i fattori trasformativi in gioco) e a confronto con le prassi ecclesiali attuali, in una Chiesa divenuta mondiale (grande attenzione alla America latina, sia Celam, sia teologia del pueblo argentina). Capace di un dialogo costruttivo con le istanze della modernità – di riconoscere l’imprescindibile confronto con la mens democratica (culla o incubatrice di sinodalità), con il cambiamento che interessa il mondo vitale delle donne, con il mutare delle forme della cittadinanza, dell’appartenenza politica.Testo coraggioso – parrhesiaquestione del voto solo consultivo nella Chiesa – necessità di ripensare i processi di elaborazione delle decisioni (e quindi la stessa forma di leadership) con creatività e coraggio. E qui si apre il varco per l’unica domanda che vorrei fare: voto – sempre con valore consultivo – alla prossima assemblea sinodale di ottobre 2023 anche a laici, uomini e donne – che cosa ne pensa Canobbio? C’è la questione della rappresentanza, di dare la parola alle donne per affrontare insieme come Chiesa la spinosa questione dell’ordinazione delle donne (revisione di Ordinatio sacerdotalis).Elogio dell’Epilogo:“il cammino sinodale che ha come fine il bene della Chiesa, non dovrebbe escludere nessun argomento, soprattutto quando la sensibilità di buona parte dei fedeli richiederebbe che lo si affronti con pacatezza e libertà” (p. 177).


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