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GIOVANI / E SE LA SFIDA FOSSE INSEGNAR LORO A STARE SULLA SOGLIA?

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Che cosa significa oggi educare i giovani all’etica? Si può invitarli ad un impegno morale basato su delle regole o invece cercare con loro il significato delle virtù, riflettendo insieme sulla vita. Un articolo di settembre 2018, comparso su una nota testata settimanale, che commentava la diffusione dell’uso di sostanze tra i giovani,[1] e, più ancora, l’episodio recente di Désirée Mariottini[2], fanno riflettere. E che dire della provocazione di Presa diretta del 15 ottobre 2018, dal titolo iperconnessi?[3] Non si tratta di lasciarsi allarmare dal disagio giovanile che la società ci rimanda – il blog di Maura Manca[4] [5] –, anche attraverso le pagine dei giornali, e nemmeno di minimizzare o generalizzare, ma di interrogarsi, come educatori e adulti, partecipando ad un progetto, non solo politico, ma esistenziale.

E se la sfida fosse insegnare ai giovani a stare, a sostare almeno un po’, sulla soglia, a non buttarsi a capofitto – non avendo alcuna cognizione verso dove – per oltrepassarla? La soglia: luogo dove si sviluppano responsabilità e fiducia, dove si manifesta lo spessore del coraggio, la sua lungimiranza e prende luce, contemporaneamente, la solidità della prudenza. La responsabilità delle scelte, la prudenza di guardare oltre il confine prima di un’azione, l’attenzione e l’accortezza verso se stessi e verso gli altri, perché anche l’altro possa fidarsi, luogo momentaneo della non azione e della scelta, del coraggio di rimanere o della decisione frutto del valutare per andare, per muoversi non nella corrente. Virtù, quindi. J-Ax & Fedez in una canzone, Vorrei, ma non posto, realizzano una parodia volutamente indisponente e di sfida[6]. È possibile lasciar dire ai giovani, nel loro linguaggio, il senso di questo coraggio e come possono far crescere la loro capacità critica? Si può chieder loro se il desiderio del bene e della vita può essere condiviso non sui social ma nel cuore, nelle relazioni autentiche? 

Secondo le previsioni dell’Oms, fra quindici anni la depressione giovanile aumenterà del 50 per cento, diventando una delle cinque principali malattie a livello mondiale. Come possiamo rispondere a questo crescente disagio esistenziale? Cambiando prospettiva. La passione educativa non si esprime solo con l’affetto, ma con lo sguardo spirituale, “in cui l’anima si svuota di ogni contenuto proprio per accogliere in sé l’essere che essa vede, così com’è, nel suo aspetto vero”,[7] senza voler trasmettere un progetto predefinito. I valori non si impongono, si testimoniano, si accolgono e interiorizzano, in un cammino che i giovani possano scegliere e, pur in un confronto, autonomamente determinare. Afferma Daniele Bruzzone: “Educare significa provocare l’incontro tra un soggetto ed i valori più alti che lo trascendono, perché è nell’esperienza dei valori più alti che noi percepiamo in maniera più profonda noi stessi”.[8]

Superando gli ostacoli della cultura narcisistica, di quella psicologistica del benessere o di quella individualistica del possesso, il compito degli adulti, in quanto educatori, non è di imporre regole, né di soddisfare ai bisogni dei giovani, ma di rilanciarli ai desideri, secondo il principio che Husserl chiama dell’intenzionalità, così che fare esperienza della realtà sia fare esperienza di valori e significati, abitando la vita in un orizzonte di senso. Come afferma Luigina Mortari: “Per rispondere positivamente alla chiamata di realizzare nella migliore forma possibile il proprio essere nessuno può agire autonomamente: la nostra essenza ontologica è fortemente relazionale, dunque il nostro divenire è fortemente intrecciato a quello degli altri, dai quali per molto dipendiamo nel nostro esserci. In altre parole, l’aver cura del proprio divenire dipende dalla cura che altri possono avere per noi”.[9] Gli adulti si trovano, quindi, responsabili per il divenire dei più giovani. In prima linea. Infatti, “far fiorire l’essere dell’altro è azione di cura, una cura educativa che agisce secondo il principio della responsabilità”.[10]

 

[1] http://m.espresso.repubblica.it/inchieste/2018/09/19/news/colla-coca-eroina-l-emergenza-droga-comincia-a-8-anni-1.327107?ref=HEF_RULLO&refresh_ce

[2] https://www.valigiablu.it/eroina-giovani/?fbclid=IwAR0auQEzJSSaqZ5HyXYU0rfzgPDkCZrrCvXR6or-ymSnBoyaSI5WDIWpmvQ

[3] https://www.raiplay.it/video/2018/10/Presa-Diretta-Iperconnessi-a5d6226e-1fd2-450d-a8e7-ecd622413b20.html

[4] https://www.adolescienza.it/challenge-sfide-social-mode/giochi-e-selfie-che-uccidono-perche-i-ragazzi-giocano-con-la-loro-vita/

[5] https://www.adolescienza.it/rassegna-stampa/adolescenti-e-abuso-di-droghe-un-fenomeno-trasversale-maura-manca-ne-ha-parlato-a-uno-mattina/

[6] https://youtu.be/yKT_euhimTk

[7] S. Weil, Attesa di Dio, Rusconi, Milano 1998.

[8] D. Bruzzone, L’esercizio dei sensi. Estetica e fenomenologia della relazione educativa, Franco Angeli, Milano 2016.

[9] L. Mortari, Filosofia della cura, Raffaello Cortina, Milano 2015

[10] L. Mortari, La sapienza del cuore, Raffaello Cortina, Milano 2018



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